I Carabinieri di Trento hanno sgominato la banda criminale albanese che ha saccheggiato ben 114 appartamenti non solo in Trentino ma in tutto il Nord-Italia. Anche la provincia di Parma non è stata risparmiata.
L’organizzazione criminale era divisa in due gruppi che si erano spartiti il territorio. I membri individuati dalle indagini dei militari sono tutti albanesi sotto i 30 anni e sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al compimento di furti in abitazioni private. L’operazione “Selfie” ha portato all’arresto 10 persone. Per 7 malviventi sono stati invece emessi i mandati di arresto europeo perché si trovano al momento in Albania, altre 3 persone sono ancora ricercate. Tra gli accusati una parte viveva tra il Trentino e l’area di Milano, mentre gli altri giungevano apposta dall’Albania per compiere i furti. Uno di questi invece era egiziano e viveva nel milanese. Secondo gli investigatori avrebbe avuto il ruolo di ricettatore ed agiva con entrambe le presunte organizzazioni.
I furti si sarebbero svolti alla fine del 2015 e inizi del 2016 per un ammontare di più di 200 mila euro di bottino. Dei 114 furti, 52 sono avvenuti in Trentino, 14 in Alto Adige e 48 tra le provincie di Milano, Bergamo, Brescia, Parma, Verbania e Alessandria.
Due in particolare, secondo i militari, erano i soggetti che fungevano da promotori. Questi ricevevano il bottino: molti gioielli, orologi preziosi e tutto quello che poteva essere trafugato nelle abitazioni. Dopo di che si occupavano di rivendere su canali illeciti la merce al migliore offerente.
Le razzie avvenivano spesso con le stesse dinamiche: il posizionamento di poltrone, divani e mobilio di una certa dimensione davanti alle porte di accesso per scongiurare eventuali rientri anticipati dei proprietari. Non sono stati registrati casi di violenza su persone ma solo gravi effrazioni agli infissi.
Oltre alle perquisizioni, le intercettazioni e le altre attività di investigazione degli uomini dell’arma, a portare all’identificazione di almeno due indagati è stata una foto, un selfie per la precisione, che due degli indagati si sono scattati con un tablet rubato. Per questo motivo “Selfie” è diventato il nome dell’operazione. Questa foto, a causa della disattenzione dei due ladri, è finita in una cartella privata dell’originario proprietario e questo ha permesso ai Carabinieri di avere la loro l’identità e di ricostruirne altre.