L’uomo di origine senegalese, che nella notte tra il 19 e 20 giugno ha creato il panico nella caserma dei Carabinieri di via delle Fonderie, è tornato in libertà: aveva ferito 4 agenti e scardinato due porte blindate. Il motivo di così tanta rabbia e disperazione però è emerso durante il processo. Il tribunale lo ha condannato a 1 anno e sei mesi di reclusione con pena sospesa. Il giovane è stato rilasciato e affidato al fratello che vive a Parma.
Una delle principali difficoltà degli agenti dei Carabinieri quando lo hanno arrestato era che il giovane non parla italiano, ma neanche inglese o francese; l’unica lingua che comprende è il Wolof, la lingua ufficiale del Senegal.
Durate il processo, grazie all’aiuto di un interprete, si è riusciti a risalire all’identità e alla storia dell’uomo: 21 anni, senegalese e con una storia traumatica alle spalle come molti immigrati in questo periodo storico. Da circa tre mesi era sbarcato in Italia dopo un viaggio infinito ed estenuante che, stando alle dichiarazioni del giovane in Tribunale, lo avrebbe traumatizzato a tal punto che, vedendo gli agenti che lo fermavano e non capendone il motivo, ha pensato che questi volessero espellerlo e costringerlo ad un altro viaggio disperato in mare. Questo sarebbe il motivo che ha portato il ragazzo a dare letteralmente in escandescenza.
La paura e la sua reazione gli sono costati 7 giorni di carcere ma oggi, nel Tribunale di Parma, non ha posto resistenza e ha spiegato le sue motivazioni durante il rito abbreviato. Giovane e incensurato, per queste ragioni il giudice Mattia Fiorentini ha concesso la sospensione della pena. Il fratello, presente in aula e residente da tempo in città, ospiterà il ragazzo che però non ha un permesso di soggiorno e resta comunque a rischio di espulsione per il momento.