L’Unione Terre Verdiane chiude. Anzi no. Dietrofront compagni, altrimenti i conti non tornano. Ad annunciarlo è stato Andrea Massari, sindaco di Fidenza e presidente dell’Unione che riunisce otto Comuni della Bassa parmense, in sede di approvazione del bilancio 2015. Tutti i Comuni avevano deciso di sciogliere quell’ente salutato come la manna dal cielo e collettore di finanziamenti regionali al momento della sua creazione, considerato un carrozzone, una palla al piede oggi. Pare strano come in pochi anni possano cambiare così radicalmente le situazioni, ma ancor più strano pare che grandi amministratori comunali – deliberandone lo scioglimento – non sapessero che stavano di fatto scavando una voragine nei bilanci dei loro stessi enti. In pratica, il debito dell’Unione – in caso di scioglimento – andrebbe saldato subito e non più in trent’anni come previsto attualmente.
Ma tant’è e qualcosa bisogna pur farla. Quindi dietrofront, l’Unione non chiude ma potrebbe non essere più quella di prima. Quindi? La salomonica soluzione l’ha fornita il presidente Massari: può restare in vita con soli due Comuni – Fidenza e Salsomaggiore (tra i due Comuni si è sviluppato un insolito spirito di collaborazione) – evidentemente disposti al passo indietro rispetto allo scioglimento, ma a certe condizioni. Quali? Che i Comuni che escono dell’Unione continuino a pagare la loro quota di debito per gli anni a venire (quindi non tutto subito) e che proseguano ad utilizzare i servizi offerti dall’ente attraverso una convenzione. La proposta, nel corso delle prossime settimane, dovrebbe diventare un documento in cui le condizioni sono poste nero su bianco e i Comuni dovrebbero accettarle per evitare il tracollo dei conti.
Insomma, uscirebbero per lasciare ad altri la gestione dell’Unione, con la quale dovrebbero comunque fare i conti senza poterne più determinare scelte e situazioni. Sarà davvero così? Mentre le opposizioni insorgono contro il balletto dell’Unione, per decidere sul futuro i tempi stringono: dal 1 gennaio 2017 scatta lo scioglimento.
Un nuovo capitolo si è aggiunto alla tragicomica saga dell’Unione Terre
Verdiane. Giusto un anno dopo aver fatto votare dai Consigli comunali degli
8 Comuni membri il recesso da Utv, ora ci dicono che “no, non si può fare:
il recesso non è una via percorribile perché i debiti porterebbero i Comuni
sull’orlo del default”. Quindi che si fa? La nuova geniale trovata è quella
di far rimanere i Comuni di Fidenza e Salso all’interno dell’Unione con gli
altri comuni che uscirebbero, collaborando però al pagamento del disavanzo
e mantenendo in convenzione alcuni servizi. A me sembra una proposta
raffazzonata e campata per aria. Se davvero si farà così quale futuro
aspetta i fidentini e i salsesi? La mia preoccupazione è che tutti i debiti
dell’Unione rimangano sul groppone di questi due Comuni, che non hanno
certo bisogno di aggiungere altro debito a quello che già hanno. Attendiamo
il prima possibile chiarimenti e spiegazioni su quello che ci attenderà.
Con questa ennesima giravolta abbiamo una nuova dimostrazione
dell’incapacità gestionale di chi ha voluto questo ente e, poi, non
sapendolo gestire ha deciso di chiuderlo, non riuscendo però a fare nemmeno
quello. E, così, ora si trova la peggior soluzione possibile, che spero sia
stata almeno approfondita e studiata. Chiudere l’Unione Terre Verdiane era
un’ottima idea ma si sarebbe dovuto studiare come fare un anno fa, non
arrivare alle ultime settimane senza sapere che pesci pigliare. Infine una
domanda al sindaco Massari: è sicuro che i fidentini siano contenti di
tenere in piedi questo carrozzone?
Francesca Gambarini, capogruppo Forza Italia in Unione Terre Verdiane