Le primarie per Parma 2017 sono un passo obbligato, secondo molti del Partito democratico, per chiudere una pagina ventennale di sconfitte elettorali. Ma non tutti sono d’accordo. Soprattutto ai livelli più alti, dove probabilmente qualcuno teme il confronto o sa già che la personalità individuata dai vertici non ha tutti i numeri per giocarsela in un confronto aperto a tutta la città. Chi è tra i più convinti assertori della necessità delle primarie per la scelta del candidato sindaco del Pd per le amministrative di Parma, è il segretario cittadino del partito, Lorenzo Lavagetto, che a viso aperto ha gettato la proposta anche sul tavolo dell’ultima direzione provinciale, suscitando non pochi distinguo.
Lavagetto interviene adesso con una nota che ben sintetizza i motivi di una proposta che già da tempo avanza anche il capogruppo in consiglio comunale, Nicola Dall’Olio. Ecco la lettera:
Mi interessa moltissimo l’esito delle elezioni amministrative, perché dimostra quanto sia all’ordine del giorno la strada di radicale e drastica innovazione che, come ha scritto qualche giornale, ho proposto, con la segreteria cittadina, alla Direzione provinciale del Pd di Parma.
Il primo risultato è che si è aperta una sana riflessione che sta facendo discutere, ma che deve proseguire speditamente. Molti sono favorevoli, alcuni sono contrari ma ci tengo a precisarlo: non ho visto spaccature, liti o contrapposizioni, ma una discussione pacata e serena come di norma in un partito.
La mia opinione però è che dopo 20 anni di sconfitte, a Parma non dobbiamo arrivare a presentare la nostra candidatura due o tre mesi prima del voto. Del resto, in tutto il Paese gli elettori hanno premiato non generiche spinte antisistema – o almeno non solo quelle – ma hanno dato voce alla necessità di trovare risposte nuove.
Diciamocelo: il Pd si è dimenticato delle periferie – la vera parola chiave di queste amministrative, che sarà uno dei grandi temi di Parma 2017 – che vuol dire soprattutto le famiglie piegate dai conti che non tornano a fine mese.
Il Pd ha dimenticato di dire che le persone hanno bisogno di servizi gestiti a beneficio della collettività, non con la logica delle partecipate – multi utility.
Il Pd ha dimenticato di dire che gli asili nido chiudono perché costano troppo e troppe famiglie non se li possono più permettere.
Il Pd non ha studiato, in sintesi, il cosiddetto #casoparma. Leggo analisi sulla sconfitta di Torino del tutto simili a quanto accaduto da noi quattro anni fa.
Insomma, è suonata la sveglia nel Paese per il centrosinistra e stavolta, con tantissime altre persone fuori e dentro il Pd, vogliamo essere tra coloro che faranno suonare la sveglia a Parma.
Lo strumento con cui partire lo abbiamo, perché lo abbiamo inventato noi. Sono le primarie. Non le fa Grillo col suo webmarketing, non le fa Salvini con le ruspe. Le ho invocate alla Direzione del Pd la scorsa settimana, secondo qualcuno ingenuamente, io preferisco dire senza tatticismi, perché il cambiamento deve essere tale da subito e c’è bisogno di coraggio, generosità e voglia di mettersi a servizio di Parma.
Ho letto in questi tre giorni commenti molto belli ed entusiasmanti – tipo quello di Roberto Ghiretti, che ringrazio – e ho letto qualche analisi che invece dipinge le primarie come una mera lite tra condomini.
Indiscutibilmente a volte abbiamo vissuto le primarie come una faida interna e come un male necessario. Ma noi invece le vogliamo per costruire una nuova città, come collante per mettere le ali al fermento di una Parma che è cambiata, che vuole uscire dai salotti e dai soliti schemi e non chiede altro che di sporcarsi le mani: ParMap, Parma Io Ci Sto, Open Parma, le camminate, sono segnali chiarissimi di voglia di confronto e partecipazione.
Dobbiamo essere onesti e riconoscere che fuori dalle nostre stanze ci sono tante persone che non ci votano e non si fidano di questo Pd. Per mille motivi, locali e nazionali. Votano altri o si rifugiano nell’astensione. Ma sarebbero pronti a tornare a votarci se vedessero in noi un progetto politico all’altezza dei loro bisogni.
Il centrosinistra che abbiamo in mente deve avere in mente Parma ogni giorno e ogni ora e deve saper mettere i suoi valori al servizio di soluzioni innovative.
E per riuscirci deve parlare a tutta la Città, deve bussare ad ogni porta andando oltre le sue paure e chiamando a questa straordinaria impresa tutte le forze e le storie cui non chiederemo la purezza genetica ma la condivisione di un progetto di cambiamento.
Per capirci, desidero, come cittadino di Parma, non come iscritto ad un circolo Pd, che le primarie siano di Parma e dei parmigiani, aperte, apertissime, contendibili. Aperte a partiti, movimenti, espressioni riformiste senza etichetta. Siano le idee ad essere in competizione, non le persone. Siano la solidarietà e la crescita i valori comuni, non le rendite di posizione.
Dico sì alle primarie della lealtà, perché chi partecipa si impegni a dare il suo contributo fino al voto del 2017 e per tutto il mandato. Guardiamo all’America, a come pur nell’asprezza del dibattito ogni parte poi si ritrova a sostegno del candidato vincente anche se si chiama Trump o Hillary Clinton (decisamente meglio).
Dico sì a primarie con patti chiari con gli elettori: chi partecipa e vince si spoglia di tutti i suoi incarichi e si impegna a dedicare anima e cuore al progetto per la città, restando in consiglio comunale per 5 anni, sia che vinca sia che perda.
Un punto essenziale, questo. Sia compito dei partecipanti dimostrare che sul cambiamento della Città stiamo investendo tutti.
Qualcuno dice che le primarie debbono attendere il referendum. Un momento indubbiamente importante, cui però faranno seguito il congresso del Pd, poi il Natale e magari anche il Carnevale.
Io non sono d’accordo. Per me prima viene Parma, poi il Referendum. La politica non si fa misurando le attese, non si fa con il bilancino, ma si fa ogni giorno. Tutti assieme.
Lorenzo Lavagetto
Segretario cittadino Pd