Dopo un anno e mezzo di indagini è stata portata a termine l’operazione “Barqueiro”, con sei arresti, da parte della Guardia di Finanza di Modena. L’accusa per i sei è di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio internazionale e a reati tributari di varia natura.
A capo della “holding criminale” un commercialista parmigiano, Marco Pasquali, 56 anni. Originario di Reggio Emilia, l’uomo era però residente a Parma, dove è avvenuto l’arresto, anche se risultava iscritto nelle liste Aire degli italiani all’estero. La dichiarazione di residenza in Portogallo sarebbe stata, secondo gli inquirenti, solo una copertura. Il commercialista si occupava di nascondere capitali ai creditori di aziende in dissesto tramite fittizi trasferimenti all’estero.
Dopo circa 40 perquisizioni, fatte in diverse zone d’Italia e all’estero, gli agenti della Finanza hanno eseguito 6 misure di custodia cautelare e sequestrato un patrimonio di beni mobili e immobili di circa 11 milioni di euro. Svolti anche molteplici servizi di pedinamento e controllo valutario nei diversi scali aeroportuali utilizzati dai criminali. L’operazione ha coinvolto oltre 100 finanzieri, le forze di Polizia del Portogallo, Slovenia e Spagna oltre al supporto di Eurojust, Agenzia dell’Unione Europea che si occupa della cooperazione giudiziaria.
L’uomo era al centro di svariati fallimenti societari e le indagini condotte sono state svolte dai pm Lucia Musti e Marco Imperato della Procura di Modena.
L’associazione criminale ha acquisito molte attività di ristorazione e alberghiere con cui riciclava il denaro. Inoltre era ramificata in giro per l’Italia e all’estero, diventando come una holding criminale alla quale altri professionisti e imprenditori italiani si rivolgevano per perfezionare fittizie delocalizzazioni all’estero. Il tutto era possibile grazie a una rete di prestanome. Si eludeva così la normativa fallimentare in danno dei creditori delle società interessate e si spostavano capitali dal territorio nazionale ricorrendo a fatturazioni per operazioni inesistenti. Il commercialista curava il rientro in Italia di tali somme, riconsegnandole in contanti agli imprenditori coinvolti, attraverso svariate movimentazioni bancarie, anche estero su estero e tra società diverse al fine di ostacolare la tracciabilità. Questo meccanismo da traghettatore ha ispirato il nome dell’operazione “Barqueiro”.
Si attuavano anche compensazioni di falsi crediti Iva generati da società “cartiere” create ad hoc ed amministrate da un altro dei componenti dell’organizzazione criminale, che venivano ceduti a titolo oneroso con formale atto notarile a imprenditori terzi che li usavano per compensare proprie reali posizioni debitorie, creando così un danno alle casse dello Stato di diversi milioni di euro.
Il commercialista e due suoi “colleghi” sono finiti in carcere mentre per gli altri coinvolti sono stati disposti i domiciliari. Catturato in Albania poi un latitante italiano. Al sequestro due locali di ristorazione, bar e un complesso alberghiero con annesso ristorante di imminente apertura e otto società con conti correnti riconducibili a questo raggiro.