Trivelle nel parmense, sottosegretario Pizzetti possibilista: “Fase istruttoria, no a preconcetti”

Trivelle nel parmense, sottosegretario Pizzetti possibilista: “Fase istruttoria, no a preconcetti”

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trivelle pizzettiAnche nella provincia di Parma potrebbero arrivare le trivelle per la ricerca di idrocarburi. La notizia era già stata resa nota lo scorso febbraio quando la Pengas Italiana di Milano aveva fatto richiesta di permesso per la ricerca di idrocarburi sulla terraferma. Richieste presentate il 19 dicembre 2015 e poi integrate il 27 gennaio.

L’approvazione o meno del progetto estrattivo dipende dal ministero dello Sviluppo economico ma intanto Luciano Pizzetti, sottosegretario di Stato del ministero delle riforme costituzionali e dei rapporti con il parlamento nonché cremonese e quindi coinvolto anche direttamente, ha dichiarato che “Per quanto riguarda le concessioni per le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi nella zona di Cremona, Mantova e Parma siamo solo e ancora alla fase istruttoria, poi valuteremo. Ovviamente questo procedimento non ha niente a che fare con le vicende referendarie appena avvenute”.

Le mire di Pengas infatti non si limitano solo al parmense e al progetto detto “Fontevivo” che interessa un’area di circa 41.140 ettari compresa tra i comuni di Fontevivo, Fontanellato, Busseto, Soragna, San Secondo, Polesine e Zibello, Sissa Tresasali, Torrile, Parma, Fidenza, Salsomaggiore, Noceto, Medesano, Collecchio.  Pengas punta anche al cremonese e mantovano per un’area di 36mila ettari. Il progetto si chiama “Gussola”, ma interessa ben 31 comuni, dei quali 28 cremonesi (da Sospiro e Casalmaggiore, passando per Piadena e Torre de’ Picenardi) e tre mantovani (Bozzolo, Rivarolo Mantovano e Sabbioneta). Contemporaneamente la società Italiana opera già in diversi territori nazionali, tra i quali la Basilicata e le province di Bergamo e Brescia.

“Quando sarà finito l’iter previsto valuteremo in modo appropriato. – continua Pizzetti – Trinciarsi in modo anticipato, cioè son d’accordo o non lo sono, non hanno senso. Di sicuro sono cose che vanno viste con grande cautela”.

“Io non penso che eventuali trivellazioni siano né un bene né un male. – commenta il sottosegretario – Si tratta di capire, mettendo insieme i pezzi, vedendo i pesi e contrappesi, qual è la scelta migliore. Tuttavia un pronunciamento ora non c’è. Nella fase di valutazione i territori e gli enti locali però verranno sicuramente coinvolti”.

Presupposto, quello del coinvolgimento locale, che è però partito male già dai primi passi. Il sindaco di Fidenza, Andrea Massari e il sindaco di Medesano, Riccardo Ghidini, avendo appreso la notizia dai media, avevano espresso i loro dubbi e preoccupazioni nello scorso febbraio. I sindaci, attraverso una lettera ai consiglieri regionali di Parma e ai parlamentari eletti nel nostro territorio per chiedere loro un intervento utile a fare luce su una vicenda di cui il territorio era completamente all’oscuro, avevano fatto partire un’interrogazione rivolta al ministro dello sviluppo economico, la modenese Federica Guidi, firmata da Patrizia Maestri, Giuseppe Romanini e Giorgio Pagliari.

“Non penso però che possano essere scelte solamente di carattere industriale. – ha dichiarato Luciano Pizzetti  – Penso comunque che i sindaci dovranno essere ascoltati. L’atteggiamento nostro non è quello di bypassare gli enti locali. L’invito che facciamo è che anche loro si misurino nel merito, nell’ambito dell’istruttoria che viene fatta e non di assumere posizioni pro e contro a prescindere. Fino ad ora non ci sono ne scelte fatte ne tanto meno scelte irrevocabili”.

La pensa diversamente però il Coordinamento Comitati Ambientalisti della Lombardia e Campagna nazionale “Stop Devastazioni”.

“E’ possibile assegnare 75.000 ettari di Pianura Padana con decine di città e paesi e migliaia di abitanti ed imprese, compreso un pezzo dell’aeroporto di Parma, ad una società petrolifera con 120.000 euro di capitale, costituita nel 2006 e ufficialmente inattiva?”, questa la domanda che gli ambientalisti hanno posto dopo aver guardato la visura camerale della società Pengas Italiana Srl. In una nota di febbraio avevano infatti espresso l’intenzione di opporsi fermamente a questi progetti.

Da fine gennaio era partito un periodo di 3 mesi detto di “concorrenza”, durante il quale altre aziende potrebbero presentare istanze sulle stesse aree o in parti di esse. Ma solitamente queste non arrivano. A breve il periodo si dovrebbe concludere e l’istanza verrà esaminata in sede ministeriale per valutare l’affidabilità del proponente sia dal punto di vista tecnico che finanziario.

“Questo passaggio è spesso poco conosciuto ma a volte si rivela di fondamentale importanza perché si possono presentare opposizioni documentate. – scriveva il Comitato – Ovviamente qualora vi sia l’OK ministeriale restano anche altri momenti della procedura per intervenire: il rilascio dell’intesa da parte delle due regioni coinvolte; la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente; la successiva conferenza dei servizi finale. Ovviamente però prima si bloccano questi procedimenti meglio è, come è accaduto nelle Marche all’istanza di Monte Porzio presentata da una società, la MacOil, che, tra le fortissime proteste e le motivate opposizioni dei comuni, è stata respinta nelle fasi preliminari dal Ministero dello Sviluppo Economico”.

La Pengas Italiana, nata nel 2006, guidata dal presidente Luigi Cacchioni, ha un capitale sociale di 120mila euro suddiviso fra quattro soci di 120.000 euro ma risulta inattiva e ha 77.000 euro di perdita nell’ultimo bilancio a fronte di poco più di 8.000 euro di ricavi. Pengas ha attualmente una concessione di coltivazione in Basilicata, Masseria Viorano a Genzano di Lucania, dove sta cercando di avviare il solo pozzo presente, Masseria Viorano 1 perforato nel 1987 da altre società e mai attivato, pozzo che attualmente risulta non erogante.

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