Essere genitori: una responsabilità senza pretese di proprietà

Essere genitori: una responsabilità senza pretese di proprietà

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Nel 2012 l’Onu ha proclamato il 1° giugno Giornata Mondiale dei Genitori con la finalità di festeggiare e ringraziare i genitori di tutto il mondo per l’impegno e la responsabilità con cui accudiscono, proteggono ed educano i propri figli. La risoluzione Onu sottolinea che i genitori di ogni razza, religione, cultura e nazionalità sono i primi educatori di bambini e ragazzi, ed è per questo che durante la Giornata tutti gli Stati membri sono invitati a onorarli. L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna coglie l’occasione per ricordare che l’importanza delle figure genitoriali va riconosciuta qualunque sia la configurazione familiare.

Nella nostra società esistono famiglie nucleari, coniugali, ricostituite, monoparentali, omoparentali, adottive, affidatarie, interculturali, e si potrebbe andare ancora avanti. La pluralizzazione delle forme familiari si presenta come un fenomeno complesso che richiede strumenti di lettura e di analisi che superino il modello tradizionale di famiglia. La genitorialità oggi non coincide più solo con la semplice procreazione, può quindi non essere legata all’avere biologicamente dei figli, ma piuttosto al saperli crescere.

L’importante per il benessere dei figli è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano separati, conviventi, risposati, single. Essere genitore significa essere in grado di garantire protezione, insegnare il limite, sviluppare la capacità di interazione nel contesto sociale e di gestione dei conflitti, favorire esperienze di autonomia in un contesto sicuro. Un “buon genitore” non è quello autoritario e indiscusso, ma quello radicalmente umanizzato, autorevole, capace di mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che vivere ha un senso.

La psicologia insegna che la genitorialità autentica è una responsabilità senza pretese di proprietà. Questo può significare non avere progetti sui propri figli e non esigere che questi soddisfino le proprie aspettative, ma significa anche trasmettere fiducia nei confronti della loro capacità di progettare il futuro. Un bambino che fa esperienza di figure genitoriali sensibili – coerenti ed emotivamente rispondenti ai suoi bisogni – svilupperà un senso di sé come amabile e degno di valore, un senso dell’altro come disponibile e una generale fiducia nelle relazioni.

Al di là di regole, schemi e consigli, ciò che rende buoni genitori è esserci nella relazione, riconoscere il proprio ruolo, essere presenti con atteggiamento propositivo e accogliente, con capacità di ascolto, di dialogo, dando il giusto valore al tempo necessario a ogni figlio per costruirsi come individuo. Nella relazione genitoriale non esiste la perfezione, inseguirla come ideale comporta un senso di inadeguatezza. L’insufficienza, la vulnerabilità, la fragilità, il senso dei propri limiti, il bisogno di supporto, anche psicologico, non sono elementi nocivi al funzionamento della genitorialità, dato che fanno parte della natura umana. Un genitore consapevole dei propri limiti dà un insegnamento prezioso al figlio che impara così a crescere accettandosi nella propria soggettività fisica e psicologica. Si diventa genitori ma si continua sempre a essere persone che, in quanto tali, hanno il diritto-dovere di conservare l’individualità, non solo per la propria salute psicologica, ma soprattutto per salvaguardare quella del figlio.

Ordine degli Psicologi Emilia Romagna

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