“Io mi ricordo che nel quartiere, quando io ero ragazzo, si usciva sempre alla sera, soprattutto d’estate. Si usciva a piedi o in bici e c’erano i punti di ritrovo in cui andavi ed eri certo di trovare qualcuno. Le strade erano piene di gente. Oggi le cose sono cambiate tantissimo.”
Andrea Ferrari ricorda così il quartiere San Leonardo durante i suoi anni d’adolescenza, quando da ragazzino usciva con gli amici. Ma Andrea ha 30 anni, non 50. Si parla di poco più di 10 anni fa. Cos’è successo nel frattempo? Nel frattempo San Leonardo è diventato uno dei quartieri più popolosi di Parma, ma quello che preoccupa di più i suoi abitanti è la microcriminalità che sta dilagando.
In particolare è lampante il problema dello spaccio di stupefacenti. Capannelli di ragazzi fermi in un incrocio, anche tutta la sera o la notte. Via Trento che si trasforma in via San Leonardo: se la si percorre tutta, in una qualsiasi sera della settimana, si potranno contare almeno 4 o 5 appostamenti di ragazzi che molto presumibilmente cercheranno di venderti marijuana o hashish, se non droghe più pesanti. Ma situazione simile si trova anche nella strade secondarie che incrociano da via Palermo a via Venezia.
Recente è il fatto di cronaca delle molotov lanciate contro un gruppetto di spacciatori proprio in via Venezia. Gli agenti della Polizia hanno per il momento dichiarato che il gesto, commesso da un parmigiano e due reggiani, sarebbe avvenuto per screzi avuti con frequentatori della zona. Ma il movente di uno screzio legato alla droga, invece, rimane la scusa più plausibile, almeno per i residenti di questo quartiere. Non molto tempo prima, un altro fatto di cronaca increscioso aveva colpito via Milano: una bambina della materna era stata punta da una siringa a terra, mentre giocava nel cortile dell’asilo. Non radi sono anche gli episodi di scippo e prostituzione.
“Un altro problema è la scarsa illuminazione – sottolinea Pier Paolo Nulli, amico di Andrea e sostenitore del suo progetto “San Leonardo che cammina” – Alcune punti sono proprio bui. Via Genova e via Treves per esempio, e molte delle strade secondarie sono così”. “Gli spacciatori poi finiscono per fare occupazione del territorio – continua Pier Paolo – perché i clienti non vengono solo da qui ma anche da Reggio o da altre città vicine. È brutto da dire ma non vorremmo che il quartiere diventasse il Market della droga”. “Il problema è che presidiano proprio sotto casa tua. – riprende Andrea – Io mi affaccio sotto alla mia finestra e tutte le sere li trovo lì sotto”.
A riconoscere la situazione c’è anche il Comune. Non a caso l’assessore alla sicurezza, Cristiano Casa, ha più volte partecipato ai CCV del quartiere insieme al Prefetto. Sicurezza è il tema che tocca a San Leonardo. “Io mi sono deciso a partecipare ai CCV – racconta Claudio Mantovani, membro dei cittadini volontari – perché non volevo che questa amministrazione avesse scusanti, volevo partecipare alle decisioni del mio quartiere. Ho notato che ultimamente qualche attenzione in più da parte del Comune c’è. Da due mesi, per esempio, la Polizia Municipale ha creato dei calendari in cui si prefigge la sorveglianza per almeno 3 sere alla settimana”. “Poi però, certe uscite del Prefetto mi hanno lasciato molto perplesso. Una di queste è stata ‘Qui si vive meglio che in altre città’ oppure ‘I poliziotti hanno un età media non più giovanissima e quindi non possono fare chissà cosa’. Queste frasi cosa dovrebbero far intendere? Che non si può fare niente? Mi sembrano assurdità”.
“Sono andato a vari incontri con l’assessore Casa – racconta Andrea – e lì, in pratica, hanno fatto capire che anche loro non sapevano bene cosa fare”. “Dopo l’ultimo incontro ho avuto l’idea. – continua – L’idea che per smuovere la situazione ci fosse bisogno prima di tutto dei cittadini, di noi, di quelli che vivono nel quartiere.”
L’iniziativa di Andrea Ferrari, poi appoggiata dagli amici e da molta gente della zona (tanto da raggiungere 170 persone nel gruppo Facebook in due settimane), è quella di riappropriarsi delle strade attraverso le camminate serali. Si, forse la storia delle camminate non è innovativa, già “Parma non ha paura” con Luigi Alfieri ne ha organizzata una giusto poche settimane fa. Ma il progetto “San Leonardo che cammina” vuole essere diverso, con un altro spirito per lo meno. Lo scopo è creare incontri continuativi.
“Noi non vogliamo fare delle ronde. Anzi. – spiega Andrea – Non è una lotta contro gli extracomunitari, anche loro che vivono nella zona dovrebbero essere interessati a far si che le cose cambino. Vorremmo che fosse più che altro un’occasione per fare aggregazione. Tornare a vivere il quartiere com’era una volta. Se riuscissimo ad avere una partecipazione sufficiente, tipo una cinquantina di persone, magari qualche bar tornerebbe a stare aperto anche alla sera. Molti negozi infatti ci appoggiano: dal Conad di via Venezia, alla cartoleria Gomma Pane, l’ottico Marchesini, la gelateria Delice, Coco’s, il bar di via Trento, la Biomedica e altri. Sono i negozianti per primi che riconoscono il problema. Io vorrei fare una cosa assolutamente senza secondi fini politici, nessuno slogan, ma voglio vedere a chi sta a cuore il suo quartiere. La politica qui non c’entra niente. Una uscita alla settimana in più zone del quartiere con lo scopo di creare dei punti di ritrovo come ne esistevano una volta. Diventa anche un modo per conoscere chi vive nella tua via. Magari conosci il tuo vicino di casa, che sta lì da vent’anni, come te, e non lo sapevi”.
Il primo incontro organizzato sarà allora per il 7 giugno, alle 21:30, davanti alla Parrocchia San Leonardo. Sarà un primo incontro per conoscersi, decidere dove andare e stabilire quali possono essere i futuri ritrovi. Sperando che ci sia ancora qualcuno a cui stia a cuore il suo quartiere.