Mohamed Habassi, il 34enne tunisino ucciso a Basilicagoiano, avrebbe pagato con la vita il mancato pagamento dell’affitto dell’appartamento al piano terra di via Castello 1, dove abitava da circa un anno (leggi). Questa l’agghiacciante conclusione alla quale sono arrivati i carabinieri di Monticelli Terme e di Parma al termine di indagini lampo.
A finire in stato di fermo dopo i lunghi interrogatori in via delle Fonderie, Luca Del Vasto, 46 anni, titolare di un’impresa di pulizie e gestore del Buddha Bar di Sala Baganza, insieme all’amico Alessio Alberici, 42 anni, noto fumettista. Entrambi sono già rinchiusi nel carcere di via Burla a disposizione della magistratura.
Del Vasto, tra l’altro, è anche il compagno della proprietaria dell’appartamento in cui si è consumato il delitto. Alberici, invece, è l’uomo fermato a Basilicagoiano subito dopo l’omicidio e portato in caserma per essere interrogato. A quanto pare in quella che assomiglia sempre più a una spedizione punitiva nei confronti del tunisino che non pagava e non voleva lasciare la casa, sarebbero coinvolti anche altri uomini. Inizialmente si pensava a un totale di tre, fuggiti nel buio della notte prima dell’arrivo dei carabinieri lasciando davanti alla palazzina di via Castello 1 un Range Rover. Ma adesso al vaglio dei carabinieri ci sarebbe la posizione di quattro rumeni, ascoltati nella caserma di via delle Fonderie.
Da quanto emerso dalle indagini, Mohamed Habassi sarebbe stato picchiato e torturato per circa un’ora. Una vera e propria tortura, senza esclusione di colpi. E a nulla sono valse le urla del tunisino, poiché i vicini non si sarebbero resi conto che si trattava di una disperata richiesta di aiuto.
La spedizione punitiva, al momento, non si sa da chi sia stata decisa. Certo è che la famiglia proprietaria dell’immobile le aveva provate proprio tutte per mandare via Habassi, coinvolgendo anche i servizi sociali e il Comune di Montechiarugolo. Ma niente. Fin quando è scattata, appunto, la spedizione punitiva nella tarda serata di lunedì, quando un gruppo di uomini ha fatto irruzione nella casa, armato di mazze da baseball, spranghe e tenaglie con le quali sarebbero anche state staccate due dita dalla mano della vittima.
Le indagini però proseguono per cercare di ricostruire quanto accaduto. E risposte importanti potranno arrivare anche dall’autopsia disposta dalla Procura sul cadavere del tunisino.