Bimbo annegato in piscina, famiglia risarcita. Ma il processo alle operatrici del...

Bimbo annegato in piscina, famiglia risarcita. Ma il processo alle operatrici del centro estivo di Fontevivo va avanti

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tribunale

Al tribunale di Parma il procedimento per la morte del piccolo Emmanuel Gray Afrane, deceduto a soli 9 anni il 7 luglio 2011 al Maggiore, tre giorni dopo l’incidente avvenuto alla piscina Acquablu di San Secondo, mentre il bambino era sotto la custodia delle operatrici del centro estivo dello “Sport Club Fontevivo”, si arricchisce di un nuovo tassello. Roland e Mary, i genitori di Emmanuel, all’udienza di oggi, davanti al giudice Pasquale Pantalone, assistiti dall’avvocato Domenico Intagliata, hanno revocato la costituzione di parte civile nel procedimento penale a carico delle responsabili del centro estivo, in quanto soddisfatti del risarcimento danni ottenuto nel frattempo – anche per conto della piccola Victoria, sorellina di Emmanuel, che ha assistito all’incidente capitato al fratello – dall’assicurazione dello Sport Club Fontevivo.

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L’avvocato Domenico Intagliata

Esce di scena quindi la famiglia del piccolo Emmanuel, ma il procedimento penale va avanti per accertare se la condotta delle accompagnatrici dei bambini – M.V.P. e M.C. – configuri o meno il reato di omicidio colposo. E’ stato sentito in aula il maresciallo dei carabinieri della stazione di San Secondo, Maurizio Ampollini, che quel maledetto giorno è intervenuto presso la piscina. Il sottufficiale dell’Arma ha ricordato che al loro arrivo il bambino si trovava privo di coscienza a bordo vasca, vicino allo scivolo, mentre il personale del 118 tentava di rianimarlo. Il maresciallo ha inoltre precisato che quel lato della piscina è quello in cui la profondità dell’acqua è più bassa, ossia di 1 metro e 20, mentre Emmanuel invece era più alto.

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La piscina di San Secondo

I carabinieri verificarono già all’epoca dei fatti che fossero state rispettate tutte le norme del caso. I bagnini infatti erano 2 come è previsto per una piscina di 400 metri quadrati. Un terzo bagnino poi era presente anche se nel fatidico momento non stava a bordo piscina. Per quanto riguarda le accompagnatrici del centro estivo – secondo quanto ricordato da Ampollini – anche loro erano in numero adeguato rispetto a quello dei bambini da sorvegliare: 3 operatrici per 30 ragazzi. Solo 2 operatrici erano però attive nei pressi della vasca e sorvegliavano solo un gruppo dei ragazzini, quello di cui faceva parte Emmanuel. Le donne erano poi in possesso di un curriculum adeguato al loro lavoro, anche se per legge non vengono richieste particolari prerogative per svolgere questo ruolo.

Quel giorno era presente anche la sorella Victoria, di 3 anni più grande. La giovane testimone verrà sentita nella prossima udienza insieme al padre Roland. Quest’ultimo era uno dei testimoni in lista per oggi, ma la sua difficoltà nel parlare la lingua italiana ha costretto il giudice Pantalone a rinviare la sua deposizione all’udienza del 27 settembre 2016 in modo da poter convocare anche un interprete di lingua inglese. Per il momento, quello che è emerso dalle dichiarazioni di Roland Gray Afrane è che lui non fosse a conoscenza del fatto che le gite prevedevano anche giornate in piscina e che entrambi i figli all’epoca non sapevano nuotare. La figlia maggiore, infatti, non avrebbe voluto entrare in acqua mentre il più piccolo si sarebbe tuffato con gli altri ragazzi. Inoltre, il padre sarebbe stato avvisato dell’incidente del figlio quando il bambino era ormai all’ospedale e, sempre stando alle sue dichiarazioni, la donna che l’avrebbe chiamato non accennò alla gravità dell’accaduto ma riferì che il ragazzino stava bene anche se era stato portato al Maggiore. Dove morì tre giorni dopo in Rianimazione.

Il procedimento penale per la morte di Emmanuel è partito con grande difficoltà: per ben due volte la pubblica accusa aveva infatti chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo che si fosse trattato solo di un drammatico incidente. Ma la tenacia dell’avvocato Domenico Intagliata che assiste la famiglia del piccolo, non ha permesso di mettere una pietra sopra al caso senza un dibattimento. La ferma opposizione presentata contro la seconda richiesta di archiviazione da parte della Procura, ha portato il giudice per le indagini preliminari a ordinare l’imputazione coatta delle operatrici indagate. E all’udienza preliminare del 5 maggio 2015, l’avvocato Intagliata ha ottenuto anche il via libera alla costituzione di parte civile della famiglia Gray Afrane. Costituzione revocata appunto nell’udienza di oggi in seguito al pagamento dei danni da parte dell’assicurazione del centro estivo.

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