Avrebbe provocato un danno di oltre mezzo milione di euro alla moglie, prosciugandole sia il conto che la donna aveva cointestato con la madre (ben 337.000 euro) sia il suo personale cointestato con il marito, ma per la legge deve rispondere solo di falso ideologico e quindi un anno e sei mesi di reclusione possono bastare. Si è chiuso così in tribunale il processo a carico di un ex direttore di banca, alla sbarra con l’accusa di truffa aggravata, falsità materiale e falsità ideologica in concorso con un notaio già condannato in precedenza (in primo grado 2 anni di reclusione per falsità ideologica in atto pubblico, sospensione dall’esercizio della professione per 6 mesi, risarcimento di 220.000 euro alla moglie dell’ex direttore di banca).
Il notaio, infatti, il 14 novembre del 2006 aveva sottoscritto una procura a nome della moglie per l’accensione di una iopoteca, con la quale l’ex direttore ha poi chiesto un mutuo da 140.000 euro. Peccato che la donna che si è presentata dal notaio insieme a lui non fosse affatto la moglie, all’oscuro di tutto, ma l’amante. E sulla richiesta di mutuo la firma è proprio quella di quest’ultima.
Ma adesso, a rischiare di perdere pure la casa, è la moglie. Perché la banca, per quella ipoteca, ha agito nei confronti della donna alla quale il bene è legittimamente intestato. E pazienza se lei, di quella ipoteca, non ne sapesse proprio nulla.
A salvare l’ex direttore di banca dall’accusa di truffa ai danni della moglie, è stata proprio la legge. L’avvocato della banca che si è costituita parte civile, infatti, ha chiesto l’applicazione dell’esimente dell’articolo 649 del codice penale, che prevede la non punibilità per i fatti non violenti a danno dei congiunti. Per questo motivo, nel 2014, il tribunale di Parma ha sospeso il procedimento per chiedere un parere di legittimità alla Corte Costituzionale, che ha poi confermato questa interpretazione.
Ebbene, cade il reato di truffa. Ma a distanza di 10 anni cade anche il falso materiale che va in prescrizione. Quindi l’ex direttore è stato condannato per la sola falsità ideologica a un anno e sei mesi. Ma questo è solo il primo grado. E intanto la banca ha potuto agire nei confronti dell’unica, incolpevole, che ha qualcosa: la casa.