Continuano le polemiche sui lavori che il Comune vorrebbe apportare alle sponde del Baganza.
Secondo WWF e Legambiente “E’ evidente che i due insediamenti presenti nel torrente sono errori del passato, ai quali va posto rimedio” afferma il Presidente del WWF Parma, Rolando Cervi. Il WWF fa notare che proprio la presenza delle strutture produttive ha aumentato il rischio idraulico, e che nel quartiere Montanara l’abbassamento dell’argine in corrispondenza di una delle due imprese è stato la causa principale dell’esondazione dell’ottobre 2014.
Per Emanuele Fior, di Legambiente “I necessari interventi per la sicurezza nel breve termine non devono far perdere di vista una gestione corretta nel medio-lungo termine” e “l’ulteriore restringimento del corso d’acqua non farebbe che peggiorare l’attuale situazione, mentre al contrario deve essere avviato subito un percorso per arrivare alla delocalizzazione delle due aziende, che restituisca al Baganza almeno una parte del proprio spazio vitale”.
Le due associazioni concludono “Ci aspettiamo che sia gli organismi tecnici che i decisori politici, sappiano lavorare per consegnare al futuro un torrente più sicuro e un ambiente migliore, risolvendo e non aggravando gli errori del passato”.
Ieri anche anche Luca Pezzani e Nicola Dall’Olio del gruppo PD Consiglio Comunale avevano mostrato le loro perplessità sui lavori in programma.
“Sulla questione dell’adeguamento degli argini del Baganza stanno venendo avanti richieste che in nome della sicurezza idraulica ribaltano i principi di un corretto governo delle aree fluviali. Sulla spinta delle due ditte che hanno il loro stabilimento in golena, si sta creando un fronte che chiede di restringere ulteriormente l’alveo del torrente, innalzando argini interni a quello storico lungo i confini delle aree produttive.
La soluzione che si propone sancirebbe di fatto il diritto di manomettere argini demaniali e occupare luoghi che andrebbero lasciati al fiume, un costume molto italiano che è la causa principale della fragilità idraulica del nostro paese e dell’aumentato rischio di alluvioni. Lo stesso allagamento di Via Montanara è stato causato dall’abbassamento dell’argine fatto a suo tempo per garantire l’accessibilità ad una delle due aree produttive.
Su questa questione il Comune dovrebbe prendere una posizione molto più netta e appoggiare senza tentennamenti la linea d’intervento di Autorità di Bacino del Fiume Po, Regione e Servizio Tecnico di Bacino. E oltre a dare corso all’abbattimento delle installazioni abusive, dovrebbe prevedere un piano di delocalizzazione per le due realtà produttive. In particolare per una, quella nel quartiere Montanara, dovrebbe fare valere quanto già previsto e in parte attuato negli anni ’80, quando fu individuata un’idonea area artigianale, poi sfruttata e in parte rivenduta dalla stessa ditta che ora chiede di innalzare nuovi argini e restringere l’alveo per rimanere dove non dovrebbe stare”