Parma, nel 2016 hanno chiuso 12 aziende al giorno. In difficoltà agricoltura,...

Parma, nel 2016 hanno chiuso 12 aziende al giorno. In difficoltà agricoltura, edilizia e artigiani

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incentivi-aziende-agricoleSono 204 le imprese che a Parma hanno chiuso battenti dall’inizio dell’anno. Alla fine del primo trimestre, infatti, sono 41.149 le imprese attive (su un totale di 46.041 aziende iscritte nel registro della Camera di Commercio), contro le 41.353 del 31 dicembre scorso. La perdita si dimezza invece nel confronto con il 31 marzo 2015, quando le imprese attive erano 100 in più.

Il dato negativo del primo trimestre 2016 è chiaramente da imputare al saldo tra le nuove imprese iscritte – 844 – e quello delle aziende cessate che sono ben 1.048. Come dire che a Parma e provincia, dall’inizio dell’anno, hanno chiuso battenti ben 12 imprese al giorno.

A soffrire molto – come accede ormai da diversi anni – sono soprattutto le imprese artigiane. Sono 12.728 quelle attive al 31 marzo scorso, ben 178 in meno rispetto alle 12.906 di fine 2015 e addirittura 272 in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Per quanto riguarda i singoli comparti, Parma perde circa 100 imprese attive nell’agricoltura e allevamento, e 83 nel settore dell’edilizia e delle costruzioni. Circa 40 imprese in meno nel commercio e altrettante nel manifatturiero.

In Emilia Romagna

Nel primo trimestre dell’anno, le imprese attive perdono 2.376 unità (-0,6 per cento) rispetto al trimestre precedente: è la riduzione congiunturale più contenuta degli ultimi 8 anni. Diminuiscono le imprese dell’agricoltura (-770), delle costruzioni (-765) e del commercio (-655). Segnali positivi da alcuni settori dei servizi. Accelera ancora la crescita delle società di capitale (+1.015), mentre rallenta la riduzione delle ditte individuali (-2.798) e società di persone (-576).

A fine marzo 2016, le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 460.152, ossia 2.743 in meno (-0,5 per cento) rispetto alla fine del 2015. La riduzione congiunturale rilevata appare relativamente limitata: il saldo tra iscrizioni e cessazioni nel tessuto imprenditoriale è negativo, ma si tratta della flessione più contenuta degli ultimi 8 anni, con la sola eccezione del primo trimestre del 2011.

E’ quanto emerge dall’analisi del Registro delle imprese delle Camere di commercio, elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.

L’andamento della consistenza delle imprese registrate regionali si conferma relativamente peggiore rispetto a quello nazionale, che nel trimestre ha segnato una flessione lievemente più contenuta (-0,3 per cento). Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, le iscrizioni (8.762) sono diminuite e le cessazioni (11.285) si sono ridotte in misura lievemente più contenuta, ma entrambe hanno segnato il nuovo livello minimo degli ultimi dieci anni.

Il dato delle imprese attive rende l’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine marzo, erano 407.904, 2.376 in meno (-0,6 per cento) rispetto al trimestre precedente. I segnali di ripresa hanno solo lievemente limitato la tendenza stagionale negativa del trimestre. A livello nazionale, la riduzione delle imprese attive è risultata più contenuta (-0,4 per cento).

Settori di attività economica Gli andamenti settoriali appaiono ampiamente differenziati. La riduzione delle imprese attive si deve in gran parteall’agricoltura, silvicoltura e pesca (-770 unità, -1,3 per cento), alle costruzioni (-765 unità, -1,1 per cento) e all’insieme del commercio (-655 unità, -0,7 per cento). Il settore manifatturiero ha perso lo 0,9 per cento. Solo alcuni settori dei servizi hanno fatto registrare segnali positivi, in particolare l’immobiliare (150 unità, +0,3 per cento) e l’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (64 unità, +0,3 per cento).

Forma giuridica Gli andamenti sono nettamente divergenti anche per le tipologie di impresa. La contrazione della base imprenditoriale è derivata dall’andamento negativo delle ditte individuali (2.798 unità, -1,2 per cento) e dalla flessione delle società di persone di 576 unità. Al contrario l’aumento delle società di capitale (+1.015 unità, +1,2 per cento) è stato il più ampio riferito al primo trimestre dal 2008.

Un commento

La fine della recessione appare nella riduzione della mortalità, nonostante il ritardo con cui si manifestano gli effetti del ciclo economico sulla demografia delle imprese. Ma solo un’ampia e duratura ripresa è condizione per una sostanziale ripresa della natalità.

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