La situazione delle Poste Italiane per Parma e provincia non sembra migliorare e gli accordi tardano ad essere presi nonostante i sindacati stiano chiedendo rapidi interventi per una situazione che sta diventando insostenibile.
Questa mattina è stata fissata la data dell’incontro tra i sindacati (Slc Cgil, Slp Cisl, UilPoste Uil) e il prefetto Giuseppe Fogliani. L’incontro avverrà giovedì 21 aprile alle 12:30. Già previsto è anche l’incontro tra sindacati e tutti i sindaci di Parma e provincia riuniti del 2 maggio. “Noi metteremo al corrente della situazione il prefetto Fogliani, che è rappresentante del ministero. – spiega Davide Fellini, segretario generale di Slc Cgil – Parleremo della situazione di lavoro in cui vivono i postini di Parma e dello scarso servizio che si sta offrendo ora soprattutto agli abitanti, agli anziani prima di tutto, di comuni fuori mano. In alcune di queste zone infatti sono stati tolti addirittura i punti postali. Anche se prima erano aperti solo qualche giorno a settimana o a orari ridotti erano comunque un servizio necessario per queste zone”.
I sindacati giovedì 21 chiederanno quindi una rivisita del modello organizzativo e che non sia concessa una ulteriore privatizzazione delle Poste Italiane. È già presente infatti una privatizzazione del 30% e ne vorrebbero concedere un ulteriore 30%. “I privati sono interessati agli utili.- continua Fellini – Ma così il servizio di recapito per le zone remote come quelle dei comuni dell’Appennino rischia veramente di essere assente o molto scarso perché quelle zone non portano utili”.
Quanto è grave la situazione?
“La situazione è critica a Parma ma non solo. Particolarmente critica è per quei comuni definiti remoti, come quelli dell’Appennino, dove il recapito avviene solo un giorno si e uno no. Nel comune di Parma invece, e in pochi altri, i postini escono tutti i giorni per la posta prioritaria. Questa riorganizzazione non ha tenuto conto delle necessità di alcune zone. Ci sono postini che per non dover sentire le lamentele dei clienti decidono di propria iniziativa di entrare a lavoro 2 ore prima e andare via 2 ore dopo, non pagati. Le poste pagano ovviamente gli straordinari alle persone a cui è stato richiesto ma in questo caso diversi postini per loro iniziativa e senso del dovere decidono di lavorare di più nella speranza di riuscire a smaltire tutta la posta della giornata. Per quanto riguarda gli sportelli la situazione è di disagio perché oltre alle code interminabili si rischia anche di non avere le raccomandate da consegnare, anche se è già arrivato l’avviso di ritiro”.
Perché è stato approvato un nuovo piano organizzativo?
“Negli ultimi anni il governo ha tagliato a Poste Italiane molti finanziamenti per garantire il servizio nazionale. Il recapito giornaliero non è un servizio efficiente in tutte le zone, per quelle più lontane e remote o con pochi abitanti diventa un costo importante. Inoltre – ricorda Fellini – le Poste sono in perdita perché è sempre meno la carta che si decide di inviare vista la tendenza alla digitalizzazione. Ci sarebbe però un settore che ha una forte potenzialità, quello delle consegne per l’ e-commerce che è in continua crescita, ma che Poste Italiane non sta sfruttando come dovrebbe. L’obiettivo di questa riorganizzazione era riportare a una situazione di sostenibilità economica l’operato di Poste Italiane ed evitare uno spacchettamento del servizio di recapito da quello degli sportelli e degli altri servizi proposti da Poste. L’ex presidente del consiglio dei ministri Gianni Letta e il ministro Corrado Passera l’avevano previsto questo spacchettamento. Il nuovo amministratore delegato Francesco Caio, invece, vuole che gli uffici e i servizi rimangano sotto la stessa direzione. Devono rimanere uniti perché hanno una potenzialità enorme se riusciranno a rimanere in una situazione di sostenibilità”.
I sindacati però avevano firmato il nuovo piano il 25 settembre 2015, perché?
“I sindacati avevano firmato il nuovo modello di organizzazione a patto appunto che non avvenisse questo spacchettamento e che ci fosse la garanzia di nessun licenziamento. Il modello ha fallito però perché i postini non sono stati attrezzati di nuovi strumenti, mezzi e macchinari in vista della riorganizzazione”.
Tagli ed esuberi, cosa si prevede?
“Con il nuovo piano di organizzazione gli esuberi dovevano essere ricollocati. Chi accompagnato volontariamente alla pensione e chi invece spostato al lavoro di sportello. Il problema è che non ci sono abbastanza persone per la mole di lavoro. Per solo Parma comune sono state contate 50 persone come esuberi”.
Che soluzioni sono state prese sin’ora?
“Erano stati chiesti dei postini anche da altre provincie per aiutare quelli di Parma, ma alcuni giorni sono venuti e altri no. E comunque chiedere in prestito dipendenti e pagargli la trasferta non fa altro che aumentare i costi che si volevano invece tagliare. Le consegne sembrano andare avanti solo perché molti postini si sacrificano per il lavoro, ma questo non è accettabile per molto e non è giusto”.
È previsto uno sciopero?
“A livello regionale è stato aperto un conflitto di lavoro contro le Poste Italiane. Come sindacati a Parma, per il momento, stiamo decidendo se indire o meno lo sciopero perché alcuni postini e dipendenti ci hanno detto che se già oggi non si riesce a smaltire abbastanza posta un eventuale sciopero potrebbe creare ulteriori e gravi disagi ai cittadini. E noi non vogliamo questo”.
Sono possibili soluzioni nel breve periodo?
“La vedo complicata la risoluzione del problema ma nel breve periodo dobbiamo per forza avere delle modifiche, anche temporanee, perché questa situazione non può andare avanti ulteriormente”.
Arianna Belloli