Una città blindata, decine di uomini della polizia con reparti mobili schierati, numerosi agenti della polizia municipale a cercare di far defluire il traffico a tratti paralizzato. Il sabato parmigiano è stato segnato dalla paura per la contemporanea presenza degli attivisti di CasaPound che alle 17 hanno inaugurato la loro nuova sede, Il Bastionè, in via Toscana – in un capannone dismesso da tempo, alla presenza di tutto lo stato maggiore guidato dal leader nazionale Gianluca Iannone – e il corteo antifascista al quale hanno preso parte circa 200 rappresentanti di associazioni e di schieramenti politici di colore opposto. Bloccata per tutto il pomeriggio via Mantova, in particolare all’altezza del cavalcavia su via Toscana.
La buona notizia è che non si sono registrati incidenti di sorta, la cattiva è che il conto di un così vasto spiegamento di forze in campo lo pagheranno come al solito i cittadini. E’ il prezzo della democrazia si diceva un tempo, oggi si potrebbe dire che la politica non riesce più a guardare avanti perché troppo impegnata in una guerra di posizione (o di religione, tanto fa lo stesso) su ideologie sepolte dalla storia.
Nella sede di CasaPound – 250 metri quadrati in cui sono stati ricavati una sala riunioni, lo spazio biblioteca, una zona ristoro e una palestra – è stata solo festa. Con Iannone mattatore, al centinaio di simpatizzanti parmigiani si sono uniti altrettanti ragazzi provenienti dal resto d’Italia. E tutti hanno spallucce davanti alla reazione di quella città che non li vuole. Iannone, in particolare, considera quelle del sindaco Federico Pizzarotti solo delle frasi di circostanza. “Per non essere fischiato il prossimo 25 aprile”, ha detto il leader di CasaPound, aggiungendo: “Il sindaco Pizzarotti non ci vuole? Noi eravamo a Parma prima di lui e semmai siamo noi che non vogliamo Pizzarotti sindaco”.
Insomma, scambio di battute al vetriolo che hanno come sempre il gusto del proclama sterile. Dello slogan politico un po’ stantio.
Gli antifascisti, a loro volta, si sono ritrovati in piazza XXV aprile per sfilare poi verso via Toscana dietro all’enorme striscione “Chiudere Casapound”. La Parma che non vuole CasaPound è stata rappresentata da circa 200 persone, tra i quali in prima fila anche Lorenzo Lavagetto, segretario del Pd parmigiano. Giusto per mettere una bandierina politica tra associazioni antifasciste, centri sociali e attivisti di diverse organizzazioni contrarie a CasaPound. Un corteo pacifico, scandito da slogan, che si concluso a debita distanza dalla nuova sede di CasaPound. Nessun incidente.
Ma sulla vicenda è intervenuta anche l’Anpi di Parma, l’Associazione dei partigiani, che con una nota si dice “fortemente contraria all’apertura della nuova sede di CasaPound, organizzazione fascista e razzista che promuove un pensiero populista e autoritario, contrario ai dettami della vita democratica”. Il congresso dell’associazione ha inoltre ribadito che “un sistema civile non può permettersi di essere ingannato da chi maschera azioni sociali con la definizione di “fascisti del terzo millennio”. La storia ha già condannato in modo inappellabile l’esperienza criminale e rovinosa del fascismo. Ora siamo tutti chiamati a vigilare e a rigettare qualsiasi tipo di provocazione”.
Due delegazioni composte da partigiani e antifascisti, come forma di protesta, renderanno quindi omaggio alla memoria dei caduti per la Resistenza, deponendo un fiore al
monumento al Partigiano.