Economia e istituzioni a Felino

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Il nostro territorio è parte di una delle zone più produttive d’Europa. Perché tale è la Pianura Padana. La provincia di Parma ne è a pieno titolo la capitale alimentare. Ma la Pianura Padana è anche una delle zone più inquinate del mondo. Assieme alla Ruhr, compete con le zone industriali cinesi per il titolo di campione del mondo per inquinamento da polveri.

Polveri sottili da traffico veicolare, dal riscaldamento domestico a legna e da ricombinazione secondaria dell’azoto ammoniacale da allevamenti industriali di cui la valle del Po è piena. A tutto ciò vanno sommate le emissioni dell’apparato industriale del Nord, cui ultimamente si sono aggiunte quelle dei cogeneratori di un migliaio di centrali a biogas (500 nella sola Lombardia) e le emissioni di alcune centinaia di cogeneratori da centrali a cippato di legna.

E’ la famosa energia da biomasse.

Per la sua particolare struttura geomorfologica, tutta cinta da montagne e non percorsa da venti periodici, nella Pianura Padana le polveri sottili tendono a permanere stratificandosi e d’inverno si abbattono al suolo per il fenomeno dell’inversione termica.

Se non piove, si superano abbondantemente i 35 sforamenti annui dai 50 microgrammi di PM10 consentiti dalla normativa.

Insomma un’aria di pianura non precisamente salubre, se la stessa Regione Emilia le ha appioppato il colore rosso, prescrivendo che nessun nuovo impianto vada ad aggiungere altre emissioni a quelle esistenti. Senza contare l’inquinamento da nitrati della falda acquifera e quello da diserbanti e pesticidi del suolo su cui tutti i coltivi di pregio crescono.

Nella Pianura Padana si ha la metà dell’intera produzione nazionale di pomodoro e Parma ne è il maggior centro di  trasformazione industriale. Ma le eccellenze alimentari della nostra pedemontana sono soprattutto il grana ed il prosciutto, esportati in tutto il mondo, così come i vini: lambrusco e malvasia.

La produzione di parmigiano-reggiano ha due nemici: le aflatossine e le micotossine, che dal mais siccitoso finiscono nel latte e poi nelle forme, rendendole tossiche e i clostridi presenti negli insilati di mais che alimentano le centrali a biogas, i quali gonfiano le forme, crepandole.

Al comitato di Calicella, che ha sconfitto la centrale omonima e al Consorzio del grana è sfuggita solo la centrale a biogas del marchese Malenchini a Carignano.

Nella zona pedemontana niente centrali a biogas. I prosciuttifici da Traversetolo a Langhirano e Sala sono il maggiore settore industriale, fonte di occupazione e di esportazione.

La deflazione mondiale, comprimendo tutti prezzi delle materie prime, fa lo stesso con le cosce di maiale che arrivano da tutta Italia, favorendo un aumento della produzione, dell’export e dei guadagni. In questo modo, però, minore è il controllo del Consorzio sul disciplinare che prevede che i suini siano di 11 mesi, mentre spesso sono di 8.

Maiali cresciuti più in fretta con mangimi spinti e non regolamentati.

Tutto per produrre di più e più rapidamente, a scapito della qualità. Questo vale soprattutto per le ditte maggiori che comprimono i prezzi robottizzando le linee di produzione ed usando manovalanza generica, fornita dalle cooperative.

Robottizzazione che, nei confronti delle ditte artigiane che si servono ancora di operai specializzati, le avvantaggia anche dal punto di vista dei controlli sanitari e della medicina del lavoro, mentre lo sono già nell’export per i numeri maggiori del venduto.

La tentazione delle aziende maggiori sarà quella di delocalizzare in futuro parte della produzione sfruttando il marchio che gli deriva dalla zona tipica. La tentazione già in atto, invece, è quella di produrre energia per incamerare incentivi dalla combustione di biomasse animali.

Tre anni fa l’inceneritore a biomassa nel comune di Felino aveva visto la giunta Lori appoggiare la ditta contro il comitato. Diversamente da Cozzano, dove un comitato di cittadini aveva trovato l’appoggio della giunta Bovis contro l’installazione di un altro combustore. A tutti gli effetti, non si comprende come il Comune di Felino possa autodefinirsi “comune virtuoso”.

Forse per i volumi della raccolta differenziata? Ma ormai tutti nel territorio fanno lo stesso, persino Parma sta arrivando a quei livelli. In realtà non ha alcun progetto concreto di sviluppo delle energie da fonti rinnovabili. Niente fotovoltaico e niente risparmio energetico. Ha favorito in ogni modo la costruzione di un inceneritore a biomassa animale in una zona di produzione di eccellenze alimentari.

Ha messo tale impianto nel suo PAES come esempio di sostenibilità, unitamente a ipotetiche centrali a cippato condominiali che nessuno mai farà perchè cervellotiche ed insensate. Ha il massimo di consumo di suolo dopo il comune di Fontevivo, governato dalla Lega.

Disattende completamente le normative europee del saldo zero di emissioni in nuovi impianti industriali, recepite dalla Regione Emilia Romagna. Non ha applicato in alcun modo il principio di precauzione quando il motore dell’inceneritore è improvvisamente grippato.

Il Comune ha anche aggiunto una variante edilizia per cui qualsiasi azienda può costruirsi il suo cogeneratore a biomassa, dando la stura ad altri inceneritori. Come può questa giunta comunale governare un territorio produttivo così importante e nello stesso tempo così delicato? Noi chiediamo ai cittadini di bocciarla.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma

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