A proposito di terrorismo ed emarginazione

A proposito di terrorismo ed emarginazione

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Egregio Direttore,

sono anni che l’Italia si dibatte  alle prese con una situazione economica precaria  e con una questione sociale che ha assunto nel tempo proporzioni preoccupanti. Occorre che le leggi siano applicate in modo giusto e fermo, con la certezza della pena, mettendo al bando il buonismo e la demagogia, che nella nostra società albergano abbondantemente. Ora anche noi, come altri paesi U.E., abbiamo le nostre banlieue nelle periferie urbane ad alta densità immigratoria, con un aumento enorme di clandestini che  sono quelli che vengono reclutati  dalle organizzazioni che seminano terrore. Sembra proprio che i gravi fatti recenti di Bruxelles  abbiano visto la partecipazione  di cittadini delle periferie più degradate. Sia chiaro, nulla ha a che fare con lo sbarco quotidiano di persone che fuggono dalle guerre,  i terroristi che seminano terrore, a Parigi come a Bruxelles sono figli di immigrati di seconda o terza generazione, sono nati e cresciuti in Europa, ed anche in Italia se non avremo la capacità di integrarli ci troveremo in casa clandestini e  potenziali terroristi.

I medesimi, facenti parte di una generazione parallela alle nostre, e nessuno si è mai curato di loro lasciandoli nell’oblio più assoluto, per non parlare di integrazione, non esiste nessuna volontà in tal senso ed ora ne stiamo pagando il prezzo. Più diseguaglianze, meno integrazione e ceto medio corroso, sono  gli effetti della povertà che genera emarginazione.  In Italia tre milioni di famiglie, stanno affrontando la crisi con uno stile di vita ”a consumo zero”: riducono pranzi e cene fuori, risparmiano su cinema e svago, riducono gli spostamenti in auto e moto per non spendere troppo in benzina e modificano le abitudini alimentari. Ma la povertà ha cambiato volto, non riguarda più alcune zone del nostro sud, ora causa la grave mancanza di lavoro, si riscontra precarietà anche nel ricco nord, travalicando i confini ed è ancor più grave perché giunta inaspettata e  colpisce anche chi non la conosceva.

Il ceto medio che reggeva il paese, e faceva da collante sociale,  è stato praticamente sterminato e spinto verso una sorta di sottoproletariato urbano che ha generato povertà e emarginazione sociale. Per sentirsi europei occorre anche “oltre una struttura di difesa europea unica”, uno stesso sistema di pubblica sicurezza,  di politica estera, economica, un unico governo per gestire l’immigrazione,  e la conseguente integrazione culturale perché abbiamo ancora troppi immigrati che non conoscono ancora la nostra lingua,  un’agenzia di Intelligence comune  unita e coesa per gli stessi obiettivi. Se vogliamo evitare altri atti così vili come quello di Bruxelles, occorre che i vari “servizi  di sicurezza”, dei singoli stati collaborino strettamente tra di loro, evitando almeno che esistano molti corpi di polizia in un unico paese, come accade in Belgio.

Questo per evitare complicità e proselitismo fanatico che ha le sue radici nelle periferie più estreme delle nostre città come Milano, Brescia, Torino, Roma, dove l’odio ha prevalso su migliaia di persone a causa delle loro condizioni di isolamento sociale e che proprio per tali motivi rischiamo veramente fenomeni di terrorismo. Occorrono politiche inclusive per aiutare le nostre periferie più degradate anziché considerarli territori off limits per i valori repubblicani, refrattari ad ogni tentativo di integrazione mai andata a buon fine e solo strumento demagogico. Ora anche da noi si riflette questo fallimento, oltre alle derive razziste e xenofobe. Per contrasto? Il buonismo culturale e la resa ad un assistenzialismo costoso e improduttivo.

Rino Basili
Parma

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