Il tribunale di Parma boccia il blocco dei contratti della Pubblica amministrazione e condanna lo Stato al pagamento delle spese contrattuali. Un’altra tegola si abbatte così sul governo di Matteo Renzi, dopo la decisione della Corte Costituzionale che ha stabilito come a partire dal 30 luglio 2015 non sia più legittimo il blocco della contrattazione. Esulta Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal-UNSA, sindacato che ha proposto il ricorso davanti al tribunale di Parma, ottenendo anche il risarcimento delle spese di giudizio.
«Ormai è un dato di fatto: mentre il governo continua a tentennare sulla riapertura della trattativa per il rinnovo dei contratti nella Pubblica amministrazione i giudici continuano a condannarlo», sottolinea Battaglia, che esprime «soddisfazione per l’ennesima vittoria contro questo governo che non rispetta ancora le sentenze della Corte Costituzionale» e rilancia: «Renzi e Madia stanno sperperando denaro pubblico perché espongono lo stato italiano a continue condanne emesse dai tribunali italiani; e la cosa è destinata a peggiorare visto che circa 75 nostri ricorsi sono ancora pendenti. Potrebbero usare questi soldi per rinnovare i contratti».
«Chiediamo una pronta apertura dei tavoli negoziali e l’individuazione di risorse adeguate per i rinnovi per rispondere ai milioni di lavoratori pubblici che rivendicano una giusta retribuzione, ricordando al Governo che i dipendenti pubblici sono i primi a volere una nuova pubblica amministrazione in cui siano ben chiari diritti e doveri reciproci e che sia adeguata alle esigenze del Paese, dei cittadini e delle imprese», conclude Battaglia.
Esulta anche il Codacons, sottolineando che si tratta di “una sentenza che rafforza l’azione collettiva” promossa dall’associazione “in favore dei dipendenti pubblici e spiana la strada ai risarcimenti”.
“Ancora una volta i giudici stabiliscono l’illegittimità del blocco della contrattazione collettiva a partire dal 30 luglio 2015 seguendo la sentenza della Corte Costituzionale – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questa decisione legittima ancor di più i pubblici dipendenti a chiedere non solo il giusto indennizzo per il blocco degli stipendi degli ultimi 6 anni, sulla base dell’articolo 1173 del codice civile, ma anche un vero e proprio risarcimento per inadempimento dell’obbligo di rinnovo contrattuale relativamente al periodo successivo alla pubblicazione della sentenza della Consulta, ossia a far data dal 30 luglio 2015”.