Consiglio provinciale, 2 milioni per una scuola in città. Rinviato l’accordo con...

Consiglio provinciale, 2 milioni per una scuola in città. Rinviato l’accordo con Piacenza

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Consiglio provincialeDue milioni di euro per una nuova scuola a Parma. Lo ha deciso all’unanimità il consiglio provinciale, riunito stamani in piazzale della Pace. La delibera, illustrata dall’ingegnere Paola Cassinelli, stabilisce di stanziare gli oltre 2 milioni di euro arrivati dalla Regione per unico intervento di edilizia scolastica, per risolvere il fabbisogno di aule nelle scuole medie superiori del capoluogo. Non è stato ancora deciso se si tratterà di una struttura nuova, su un’’area di proprietà della Provincia, o dell’’ampliamento di una esistente. La decisione sarà poi definita in sede tecnica. Rinviata, invece, alla prossima seduta la discussione sull’’accordo quadro tra le Province di Parma e Piacenza, per consentire l’approfondimento richiesto dalle organizzazioni sindacali.
Il consiglio provinciale si è aperto con due interrogazioni di Giuseppe Conti. La prima sulla gestione del personale e il Fondo di produttività dei dipendenti e sullo stato di difficoltà della viabilità provinciale, per strumenti e uomini. Il segretario generale Rita Alfieri ha risposto che in questo mese si è lavorato alla riorganizzazione dell’’Ente, è stato redatto un nuovo Regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi, e a breve usciranno i bandi per le nuove posizioni organizzative. “”Si è dovuto adeguare la struttura alla riduzione del personale del 50% dettata dalla Legge di stabilità e al trasferimento di funzioni e personale alla Regione – ha evidenziato Alfieri –. Lo scopo è quello di fare in modo che l’’ente possa rispondere meglio alle sue funzioni, garantendo i servizi ai cittadini. L’’entità del Fondo di produttività non è legata alla riorganizzazione e non è stata ancora comunicata ai sindacati perché i calcoli su quanto spetterà ai dipendenti ex provinciali e ora regionali non è ancora possibile, per mancanza di dati che emergeranno dal processo di valutazione dei risultati dell’’anno 2015, non ancora completato. La produttività, peraltro, va pagata entro giugno 2016, nessuna Provincia della nostra regione l’’ha pagata finora”.” Il presidente Filippo Fritelli ha poi aggiunto che, compatibilmente con le ristrettezze di bilancio, il settore Viabilità va avanti e la situazione è sotto controllo. Da 1 aprile, inoltre, si potrà probabilmente stipulare una convenzione con la Regione, dal quale ora dipende, per continuare a utilizzare come dirigente del Servizio l’ingegnere Gabriele Alifraco. E Paolo Bianchi, delegato al Personale e al Bilancio, ha sottolineato che ““la fase di cambiamento durerà almeno per tutto il 2016. La situazione è difficile, ma non più di prima: questa amministrazione è riuscita a dare risposte, sia sullo sgombro neve, sia sulle strade”.”
Sempre il consigliere Conti, partendo dai dati della popolazione resi noti la settimana scorsa, pone poi l’’accento sulla desertificazione demografica dell’’Appennino, e sul lento e inesorabile declino della nostra montagna. “”I problemi delle terre alte peseranno domani anche sulle parti basse – ha ammonito -. Si riconoscano alle popolazioni in montagna disagi e funzioni, con meno tasse e più sostegni, come accade in Alto Adige. Gli interventi regionali ci sono, ma non bastano. La Regione si deve far portavoce del problema verso il Governo, per evitare l’abbandono totale”.”
Il delegato alla Statistica Maurizio Vescovi ha sottolineato l’’importanza di conoscere i dati per costruire politiche per una comunità e ha ricordato che gli uffici della Provincia in questo ambito hanno conoscenze e competenze rilevantissime. Il riequilibrio territoriale, che pur essendo nell’’agenda della Provincia da decenni, è ancora una questione aperta, andrà riproposto nell’’ambito della costituenda Area Vasta, e anche alla Regione; diversamente dissesto e desertificazione non saranno arrestabili. Secondo Bianchi:” “il Comune da solo non può affrontare da solo nessun problema, occorre fare sistema. Gli strumenti e gli incentivi ci sono, ma c’è la difficoltà a lavorare insieme. I problemi della Montagna non si risolvono distribuendo soldi a pioggia, ma occorre un pensiero strategico comune, che tenga conto delle risorse e dei modi di sviluppo che sono propri della montagna stessa, non riproducendo i sistemi della pianura””. Paolo Oppici lancia un appello affinché vi sia un intervento politico sui sindaci per favorire la nascita delle Unioni, abbandonando le logiche di campanile, e Giampaolo Cantoni richiama l’’importanza delle scuole e delle strade per mantenere la popolazione in montagna.
““Lo spopolamento della montagna è un tema epocale, una tendenza generale, che richiederebbe una politica nazionale incisiva, con incentivi e defiscalizzazioni per far rimanere i giovani e dare continuità alla popolazione”, dichiara il presidente Fritelli.
Per Claudio Moretti il problema maggiore di chi abita in montagna è la semplificazione amministrativa, più ancora che gli incentivi. Ha ricordato il fallimento delle Comunità Montane e ha proposto invece gli esempi virtuosi di aggregazioni come i Parchi in cui lavorano insieme comuni anche di altre Regioni ma con le stesse caratteristiche, valori e problemi e che riescono perciò a realizzare progettualità.
Il Consiglio, su proposta di Vescovi, ha poi osservato un minuto di silenzio in memoria del senatore Gianpaolo Mora, recentemente scomparso, che è stato anche consigliere provinciale. E sempre Vescovi esprime orrore per i maltrattamenti sugli anziani filmati a Villa Matilde, struttura accreditata e convenzionata: “”La comunità intera si deve interrogare sul tema dell’assistenza agli anziani, sulla tutela dei soggetti deboli, sul controllo e le garanzie sulla qualità dei servizi offerti””.
Infine, Vescovi manifesta preoccupazione sul silenzio mediatico e politico sul referendum per le trivellazioni del prossimo 17 aprile, preconizzando il rischio di una deriva democratica. Cantoni si associa alle preoccupazioni di Vescovi, ricordando che anche non votare è un’’espressione di voto e auspica che venga data maggiore dignità allo strumento referendario, che dovrebbe essere valido anche con meno del 50% dei votanti.
Sereno per la democrazia, invece, si dichiara Bianchi, visto che abbiamo votato 127 volte in 30 anni, ma condivide che lo strumento del referendum vada rivisto, e nella riforma istituzionale lo si fa.

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