Ogni giorno le persone con disabilità vivono situazioni di ordinaria e straordinaria discriminazione. Le città piccole e grandi del nostro Paese, i servizi pubblici e quelli privati, la stessa vita sociale sono contraddistinti dalla presenza di barriere comportamentali e ambientali che limitano la libertà delle persone con disabilità. Possono essere barriere molto evidenti – come quelle architettoniche – o ben più celate, come quelle legate al pregiudizio; tutte, però, contribuiscono a impedire una piena vita sociale delle persone con disabilità.
L’Anmic, nell’ambito dei propri poteri di rappresentanza e tutela, per offrire un forte sostegno nella lotta alla discriminazione nella divulgazione degli strumenti di tutela giuridica esistenti per contrastarla, ha creato presso la sede Nazionale un Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione della discriminazione delle persone con disabilità, con la funzione di garantire,in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità, l’effettività del principio di parità di trattamento fra le persone, di vigilare sull’operatività degli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni e di contribuire a rimuovere le discriminazioni delle persone con disabilità.
In stretto accordo con le altre strutture dell’Associazione, l’Ufficio avrà il compito di elaborare proposte di intervento, azioni di sistema e metodologie per l’assistenza legale ed il supporto alle vittime di comportamenti discriminatori, fornendo loro assistenza nei procedimenti intrapresi sia in sede amministrativa che giurisdizionale.
Nelle ultime settimane la cronaca locale è stata segnata da diversi episodi che fanno capire quanto la discriminazione sia una tematica di stretta attualità anche nella nostra città. Lo studente autistico ferito in una scuola di Salsomaggiore, il ragazzo disabile rapinato mentre caricava la carrozzina sull’auto, le violenze nelle case famiglia per anziani o nei centri di pseudo riabilitazione dei disabili prevalentemente intellettivi e relazionali, testimoniano il crescente decadimento culturale a danno dei soggetti più deboli della nostra società.
Lungi dal voler stigmatizzare tali spiacevoli episodi, non possiamo però astenerci dal sottolineare come gli stessi derivino senza dubbio dall’abbassamento del livello culturale e di attenzione civile ai temi sociali in generale, e della disabilità in particolare.
Le Istituzioni, dalla scuola agli Enti Locali, come Comuni e Regioni, fino all’apparato centrale, affrontano ormai queste tematiche soltanto in termini di sostenibilità economica (le famose coperture). La qualità del servizio da erogare non dipende più dal necessario soddisfacimento di un bisogno concreto e fondamentale per il cittadino più debole, sancito per altro da una legge, ma dipende dalla disponibilità finanziaria dell’Ente erogante. Ma come abbiamo già avuto modo di sottolineare i servizi relativi al Welfare non sono matite e la politica non può piegarsi a queste logiche; anzi è proprio compito della politica fare delle scelte circa l’impiego delle risorse a disposizione per garantire la fruibilità dei diritti garantiti.
L’Anmic non può quindi che accogliere con favore la riforma del codice degli appalti che vieta di fatto il criterio del massimo ribasso come requisito vincolante nei bandi pubblici e quindi anche per quelli relativi all’affidamento della gestione di servizi alle persone disabili o anziane. Ci auguriamo che vengano avviate procedure di assegnazione che tengano in massima considerazione la formazione e l’utilizzo di personale esperto e preparato professionalmente. Da sempre l’Anmic, che per legge ha il compito di tutelare i diritti delle persone disabili, auspica un diretto coinvolgimento delle Associazioni di categoria nelle procedure di assegnazione e in quelle di controllo relative ai servizi, e si mette a disposizione degli Enti e delle Cooperative di servizi per la formazione e informazione del personale destinato ad operare con le fasce deboli.
L’Anmic auspica poi l’avvio di iniziative di sensibilizzazione e informazione nelle scuole, ad opera delle associazioni di categoria in collaborazione con l’Ausl del territorio. Un passo questo che riteniamo fondamentale per recuperare il senso civico che alle nuove generazioni è pressochè sconosciuto. Per lo stesso motivo proponiamo, per i giovani coinvolti in atti di bullismo o violenza sui soggetti disagiati, una “pena” alternativa da scontare presso cooperative o associazioni per i disabili, per permettere loro di rendersi conto in prima persona delle difficoltà quotidiane che i loro compagni affrontano nel compiere quei gesti che sono per tutti naturali e scontati.
Anmic Parma