Quasi mille ricorsi pendenti a fine 2015 nonostante 418 decisioni già definite nell’anno, e un numero sempre crescente di azioni promosse da stranieri. Con un numero di giudici in servizio che è la metà esata di quello previsto dall’organico. Sono questi i principali numeri emersi dall’inaugurazione dell’anno giudiziario alla sede di Parma del Tribunale amministrativo regionale.
Scendendo nel dettaglio, il bilancio 2015 del Tar di Parma dice che sono arrivati 396 ricorsi oltre ad altri 40 per motivi aggiunti, in lieve crescita rispetto ai 378 più 32 per motivi aggiunti del 2014. Un contenzioso che cresce, ha sottolineato il presidente del Tar di Parma, Sergio Conti, in evidente “controtendenza con il dato nazionale che segna una flessione”. Oltre alle 418 decisioni, nel 2015 i giudici del Tar parmigiano hanno deciso 213 sospensive.
Una situazione che inevitabilmente porta ad appesantire l’arretrato, giunto a fine 2015 a quota 982 ricorsi pendenti contro i 971 di fine 2014. La maggior parte dei ricorsi ancora pendenti – 298 – sono stati presentati nell’anno appena concluso, ma sono centinaia quelli arrivati negli anni precedenti, fino a scendere a 2 che attendono ancora dal 2009.
Ma quali sono i motivi più ricorrenti che spingono i cittadini a rivolgersi al Tar? Secondo il presidente Conti sono soprattutto gli stranieri a far lievitare il lavoro dei giudici amministrativi. Il mancato rinnovo del permesso di soggiorno e l’opposizione ai decreti di espulsione sono le materie che vanno per la maggiore. Su 396 ricorsi presentati nel 2015, infatti, 133 (erano stati 94 nel 2014) riguardano proprio gli stranieri.
Ma il problema più rilevante è forse la carenza d’organico che impedisce spesso di trattare ricorsi anche urgenti. Una questione che sta particolarmente a cuore al presidente Conti, che ha sottolineato come “la sezione che dovrebbe avere un organico di tre magistrati oltre al presidente, è in realtà composta solo da due magistrati, presidente compreso”. Si va dunque avanti con l’invio in missione di magistrati per le singole udienze, in modo da poter completare il collegio giudicante. Conti ha quindi lanciato un appello al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e al Consiglio di Stato perché venga integrato l’organico dei magistrati in servizio. “È interesse generale della giustizia amministrativa e dei cittadini – ha concluso Conti – avere una giustizia, se non del tutto efficiente, quanto meno esistente in quel di Parma”.
All’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Parma è intervenuto anche Umberto Fantigrossi presidente dell’Unione nazionale avvocati amministrativisti, convinto della necessità oltre che della possibilità di dover eliminare l’arretrato entro il 2020. “La giustizia amministrativa è la punta di eccellenza del sistema giudiziario italiano, avendo dimostrato di poter definire i ricorsi in materia di appalti con un doppio grado di giudizio in meno di due anni, risultato assolutamente in linea con i parametri europei – ha detto Fantigrossi -. Diventa un obiettivo a portata di mano eliminare tutto lo stock dell’arretrato (270.000 ricorsi in tutta Italia) da qui al 2020 con misure a costo zero e ottimizzando le risorse umane e materiali già a disposizione: l’importante è che tutti gli attori del sistema vengano coinvolti fin dall’inizio in questo percorso di riforma, e quindi con un cambio di paradigma nella governance della giustizia amministrativa”.