Dopo l’intervento dell’Unione parmense industriali, l’associazione Amici dell’Aeroporto “Giuseppe Verdi” restituirà i soldi raccolti a fine 2016 a tutti coloro che hanno contribuito per salvare lo scalo. L’annuncio è stato dato dallo stesso presidente Fabrizio Pallini, sottolineando come l’impegno di un centinaio di contribuenti che ha permesso di raccogliere 10mila euro è servito comunque a dare una scossa alla città e a muovere le leve giuste per un intervento che desse ossigeno all’aeroporto. Intervento arrivato proprio dall’Upi, che ha consentito di garantire l’operatività fino al 2017.
L’aeroporto, però, secondo Pallini e soci, è un bene della città e pertanto dovranno essere i cittadini a decidere cosa fare dello scalo. L’associazione promuoverà quindi un convegno aperto nel corso del quale, attraverso il contributo di tutti, bisognerà decidere quale futuro dare al Verdi. Il presidente dell’associazione, Pallini, punta a gettare le basi per creare un’azione stabile a sostegno dell’aeroporto, senza più ricorrere a manovre in extremis, quando ormai si stanno per chiudere i cancelli.
Tra le iniziative dell’associazione, anche l’ipotesi di un concerto all’aeroporto per richiamare l’attenzione della città, ma anche il coinvolgimento di esperti per individuare quale potrà essere il ruolo del Verdi sia rispetto al proprio bacino d’utenza, sia nel rapporto con gli altri scali.
Di certo, però, resta il fatto che con un solo volo al giorno e solo due destinazioni stabili (Londra e Trapani) non si può andare lontano. Né bastano le rotte estive (Comiso, Lampedusa e la Sardegna) a sanare il bilancio di un anno. L’apertura ai voli cargo (l’ipotesi Amazon potrebbe essere più che concreta, anche nell’interesse della stessa multinazionale dell’e-commerce) rappresenta una boccata d’ossigeno, ma è necessario attirare nuovi vettori per operare verso altre rotte ma con biglietti a costi contenuti per sviluppare il flusso passeggeri.