Il significato delle parole e il fil rouge degli incontri che Gianrico Carofiglio ha avuto con i detenuti del carcere di Parma prima e con gli studenti dell’università dopo. Chi meglio dello scrittore barese poteva affrontare un tema assai delicato come quello delle parole, dopo aver pubblicato per Rizzoli “La manomissione delle parole” e, l’ultimo, nel 2015, per Laterza, “Con parole precise”?
E “La manomissione delle parole” è anche il titolo del laboratorio socio narrativo che la cooperativa sociale Sirio, promotrice dell’iniziativa, ha voluto attivare – insieme agli studenti del corso di Politiche sociali, dei licei Toschi e Sanvitale, dei ragazzi della redazione “Non ci sto più dentro” – per i detenuti di via Burla, che nella lettura trovano un momento di crescita e di riscatto.
Insieme a Carofiglio, il direttore del penitenziario Carlo Berdini, e Roberto Cavalieri, garante dei detenuti per il Comune di Parma. Per l’ex magistrato ora scrittore l’incontro con 17 detenuti – alcune con fine pena mai – all’insegna del rispetto per la dignità delle persone, indipendentemente dalle responsabilità dei singoli. Alcuni degli interlocutori di Carofiglio hanno anche mostrato una profonda conoscenza dei testi dello scrittore barese, proponendo riflessioni profonde sul senso della vita, del carcere, delle semplici parole.
Carofiglio nella sua giornata parmigiana ha incontrato anche studenti e pubblico nell’Aula dei filosofi dell’Università, dove ha presentato il suo ultimo libro “Con parole precise. Breviario di scrittura civile” edito da Laterza. Anche qui il senso delle parole è stato al centro del confronto con lo scrittore, che ha invitato a “un uso responsabile della parole” anche se non è mai semplice trovare quelle giuste, con divagazioni di politica piuttosto che di cultura.