Morire d’inquinamento

Morire d’inquinamento

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iinquinamentoEgregio Direttore,

l’inquinamento atmosferico è il più grande rischio per la salute ambientale, accorcia la durata della vita delle persone e contribuisce a gravi malattie come quelle cardiache, problemi respiratori e il cancro che continuano ad essere i maggiori responsabili delle  morti premature in Europa. Per quanto  riguarda la triste classifica dei decessi,  l’Italia è in testa insieme alla Germania, seguite dalla carbonifera Polonia  e dalla nucleare Francia. La Pianura Padana si conferma  l’area con la peggiore aria da respirare in Europa.  Non si può che partire, oltre che dalle fonti rinnovabili, da un potenziamento del trasporto pubblico, dalla scommessa su mezzi più puliti e da una maggiore efficienza degli impianti di riscaldamento.

L’inquinamento atmosferico sta ancora interessando la salute generale di tutti noi, riducendone la qualità  e la speranza di vita, ha anche effetti economici considerevoli, aumentando le spese mediche e riducendo la produttività a causa dei giorni di lavoro persi in tutta l’economia. Per contrastarlo in maniera efficace è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici  e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Se poi guardiamo la storia ci accorgiamo che in Italia,  il trasporto merci su rotaia è ora al 9% , poco di più quello delle persone,  contro il 26% negli anni “60” e “70”,  nessuno, neppure gli ecologisti si domandano come mai in Germania e Francia si trasporta su ferro fino al 30%. Le merci in Italia ormai si trasportano su gomma, sui TIR, con ingorghi, inquinamento, tanti incidenti e soprattutto tanta spesa in più per i cittadini.

Sentiamo poi sovente le urla dei migliori clienti delle nostre ferrovie, cioè i pendolari, qualche milione, che ora non hanno più neanche i treni per andare a lavorare.  I collegamenti ferroviari  sono sempre minori, con grave ricaduta sul diritto alla mobilità per molti  cittadini  perchè  il trasporto pubblico locale è pagato per oltre il 60% dallo Stato, quindi lo stesso deve garantire un servizio pubblico universale.  Non vi è poi la  garanzia di puntualità e qualità del servizio per i milioni di cittadini/pendolari che quotidianamente sono sottoposti a questo tormento. Questa è la  fotografia della politica del trasporto in Italia, condizionata dai lauti guadagni che offre allo Stato la vendita dei carburanti con tasse che arrivano ad un euro per litro,  trascurando le nostre povere ferrovie che potrebbero dare ancora tanto in termini di trasporto collettivo e minor inquinamento, perché storicamente tanto hanno dato allo sviluppo sociale ed economico del nostro paese ed alla sua unità.

Rino Basili
Parma

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