Com’è noto Iren ha fatto richiesta di incrementare la capacità autorizzata di smaltimento rifiuti alla “saturazione” del carico termico dell’inceneritore di Parma. Ciò avrebbe determinato il passaggio da 130.000 a 195.000 tonnellate annue, un incremento del 50% rispetto agli attuali limiti regolati dall’Autorizzazione Ambientale Integrata del 2008.
Non solo.
Il gestore ha anche richiesto, in virtù di quanto previsto dal decreto “sbloccaitalia” di estendere indefinitivamente il bacino di conferimento dei rifiuti (potenzialmente a tutta Italia) rispetto al limite attuale della provincia di Parma, e riconoscere all’inceneritore la qualifica di impianto di recupero energetico di rifiuti (R1).
Si è così aperto (10.08.2015) l’iter della conferenza dei servizi presso la Provincia di Parma riguardante sia la valutazione di impatto ambientale che la modifica sostanziale della autorizzazione.
Diverse le sedute dove è emersa la netta opposizione del Comune di Parma, a fronte del sostanziale silenzio (poi divenuto consenso) degli altri comuni ed enti presenti.
Il 1° febbraio nell’ultima seduta della conferenza vi è stato un confronto tra Arpae (Regione Emilia che, nel frattempo, ha acquisito la competenza) che ha portato a mantenere il limite di 130 mila tonnellate annue, già autorizzate nel 2008.
Per quanto ci risulta questo valore non era presente nel rapporto di impatto ambientale proposto dalla regione.
Questo limite non è presente nell’accordo Regione Emilia Romagna/Iren datato 29 gennaio, a nostro avviso redatto per superare il diniego espresso dal Comune di Parma nella seduta del 12 gennaio, quando fuori dalla Provincia manifestavano i No Ince.
Infatti in tali documenti figurava (e nell’accordo figura tuttora) esclusivamente il riferimento ai flussi definiti dal Piano regionale nella ultima versione adottata ai primi di gennaio 2016.
Il gioco è stato evidente, superare la opposizione del Comune con un “colpo di teatro” apparentemente risolutore.
Basti pensare che la seduta conclusiva della Conferenza dei Servizi era prevista per il 22 gennaio ma venne rinviata dalla Regione due ore prima del suo inizio per rinviarla al 1° febbraio e, in quella sede, presentarsi con la “novità” dell’accordo tra Regione e Iren, del quale nessuno degli enti locali era stato informato.
L’accordo mostra ulteriori ambiguità: viene in pratica creata una macro area Parma-Piacenza-Reggio Emilia, con i due inceneritori di Parma e Piacenza che bruciano tutto quello che è disponibile nelle 3 province,
L’accordo regione/Iren è stato proposto alla stampa prima delle decisioni della conferenza dei servizi, sbandierando un risultato che ha invece altri protagonisti, prova ne sia che le 132.500 tonnellate riportate nei comunicati non trovano riscontro nella nuova autorizzazione.
E’ vero invece che nelle proposte avanzate dalla Regione nella seduta del 1.02 la chiara indicazione del limite di 130.000 t/a – perlomeno per tutta la durata del vigente piano regionale – non era presente.
Lo scontro in conferenza si è protratto per tutta la giornata tra la posizione del Comune di Parma e quella della regione oramai allineata al contenuto dell’accordo di pochi giorni prima e quindi al pieno accoglimento delle richieste del gestore ancorché (per ora) contenute nell’ambito delle previsioni pianificatorie.
Contestualmente alla questione della capacità (quantità) autorizzata si è discusso della riduzione dei limiti emissivi (sull’argomento le posizioni del Comune di Parma e della Regione non erano distanti) definendo, a fronte degli impatti incrementali comunque correlabili con la proposta di Iren (traffico, emissioni reali, residui da incenerimento, consumi) una riduzione nei flussi emissivi su base annua dei contaminanti sottoposti a monitoraggio.
In conclusione l’inceneritore mantiene la capacità autorizzata nel 2008, si apre il bacino di utenza a Reggio Emilia (anche se l’accordo, in potenza, apre anche a Piacenza), è classificato come R1. In termini di configurazione di esercizio non vi sono, nel complesso, modifiche rispetto a quanto autorizzato nel 2008, per le emissioni invece vi è un decremento.
Rimane ovviamente, per il futuro, la possibilità di ulteriori richieste di Iren in relazione alla concreta applicazione del Piano regionale ma anche ai decreti applicativi del decreto sbloccaitalia.
Ma quest’ultimo aspetto non dipende da decisioni locali anche se i contenuti di quanto approvato il 1° febbraio potranno costituire un argine a nuove e ulteriori imposizioni dall’alto.
Attendiamo di poter leggere il rapporto di impatto ambientale e la nuova AIA nel dettaglio ma quel che ci sembra certo è che se la quantità di rifiuti autorizzata a incenerimento presso l’impianto di Parma non sia aumentata e che ciò sia chiaramente scritto lo dobbiamo principalmente alla fermezza del Comune di Parma e non alla Regione Emilia Romagna.