Mafia, stranieri, tempi biblici, pensionamento dei magistrati. L’inaugurazione dell’Anno giudiziario in Corte d’Appello a Bologna – distretto di cui fa parte anche il tribunale di Parma – porta alla luce un lungo rosario di problemi e criticità sui quali lo stesso presidente Giuseppe Colonna pone l’accento.
La prima questione, e non solo per l’ormai famigerato processo Aemilia, riguarda le infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna. I numeri sono piuttosto importanti: 115 fascicoli aperti dalla Direzione distrettuale antimafia tra luglio 2014 e giugno 2015 (+10,6% rispetto all’anno precedente) e 108 procedimenti per l’applicazione di misure di prevenzione (+30%), fanno dire al presidente Colonna che i tentacoli della mafia in Emilia Romagna non sono più “un fenomeno isolato ed occasionale”. Lo dimostrano anche i numeri del processo Aemilia che si svolgerà a Reggio Emilia dal prossimo 23 marzo: 117 arresti a inizio 2015, 167 rinvii a giudizio alla vigilia di Natale, oltre a un centinaio circa di riti alternativi chiesti dagli indagati.
Ma la Giustizia in Emilia Romagna deve fare i conti anche con la durata dei procedimenti, spesso fuori da ogni logica. E non solo in primo grado, ma anche in appello. Basti pensare che la sezione civile impiega in media 3 anni e 7 mesi per definire una causa, contro i 2 anni indicati dall’Unione europea. Sempre in Appello, a Bologna, al 31 dicembre erano in attesa oltre 15mila procedimenti civili e circa 17.200 penali. Il tutto sulla testa di soli 54 giudici in organico.
Evidente, quindi, anche per il presidente Colonna, che molti mirino alla prescrizione per guadagnare l’impunità rispetto anche a fatti gravi, cosa “che certamente nuoce sia all’interesse pubblico sia alla stessa durata dei processi, incentivando le lungaggini nei procedimenti di primo grado e la proposizione di appelli”. Sempre tra luglio 2014 e giugno 2015, il 7,2% dei procedimenti (4.748) è terminato per intervenuta prescrizione in udienza preliminare, il 12,1% (2.635 processi) in primo grado, il 18,1% (1.153) in appello. Tra le cause, secondo Colonna, il sottodimensionamento degli organici di magistrati e cancellieri.
“Risulta evidente che in questo ricorso eccessivo allo strumento dell’appello – ha sottolineato Colonna – gioca un ruolo fondamentale anche la prescrizione dei reati, che costituisce una aspettativa formidabile per chi impugna la sentenza a fronte di una situazione di arretrato penale tale da rendere possibile, ma forse sarebbe meglio dire “probabile”, la prescrizione nel corso del giudizio di appello, soprattutto per i reati contravvenzionali”.
Questione, questa, ripresa dal procuratore generale reggente Alberto Candi, che ha criticato la decisione di mandare via i magistrati che hanno compiuto i 70 anni d’età. Non tanto per il limite d’età, ma per le modalità con cui si è proceduto. Una mancanza di gradualità che ha portato alla “drastica decapitazione di un numero impressionante di uffici direttivi”, oltre che al taglio delle figure più esperte dei vari uffici.
Ma oltre all’ordinario sovraccarico di lavoro, sui tavoli dei magistrati continuano ad arrivare pure i fascicoli degli stranieri richiedenti asilo politico. Secondo il presidente della Corte d’Appello, Colonna, “sono in sicura ascesa i dati relativi all’immigrazione e alla protezione internazionale, che pur essendo difficilmente individuabili sotto il profilo statistico, perché inseriti in una voce comprendente anche altre controversie, sono stati 470 (+18%) nel periodo considerato e in aumento esponenziale secondo i dati del terzo trimestre 2015, che indicano 376 sopravvenuti (con un aumento stratosferico del 528% rispetto ai sopravvenuto dello stesso trimestre dell’anno precedente”.
Il presidente Colonna ha infine espresso l’intenzione “di andare nell’arco dell’anno 2016 presso tutti i nove tribunali del distretto, cominciando dai più lontani, per meglio comprendere le esigenze di ciascuno e per poter recepire le indicazioni, i percorsi, le istanze di ciascuno di essi e, nel contempo, far sentire che il presidente della Corte non è un estraneo e che con loro si mette in gioco in un impegno professionale sempre più complesso”.
Per quanto riguarda i dati relativi al tribunale di Parma, il civile va un po’ meglio dell’anno precedente: 14.264 (-17,3%) sono stati i procedimenti iscritti; 14.781 (-14,9%) quelli definiti; 15.536 (-8,5%) sono quelli pendenti. Circa 950 dei 14.264 procedimenti iscritti nel corso dell’ultimo anno giudiziario sono relativi a separazioni e divorzi, mentre 1.230 sono opposizioni a sanzioni amministrative.
Per quanto concerne la durata dei procedimenti civili, balza invece all’occhio come – al 31 dicembre 2014, ultimo dato disponibile nella relazione – delle 15.952 cause pendenti ben 1.267 fossero del 2010, ma ancora di più come 234 risalgano a prima del 1998.
I procedimenti civili di competenza del giudice di Pace, invece, nell’ultimo anno giudiziario (luglio 2014 – giugno 2015) sono stati 5.720 (-18,4%) quelli iscritti, 5.797 (-19,8%) quelli definiti e 1.590 (-4,6%) sono i pendenti.
Sul fronte penale, al tribunale di Parma nell’ultimo anno giudiziario è aumentato il lavoro: 9.965 (+14,8% rispetto all’anno precedente) i procedimenti iscritti, 8.579 (-0,1%) quelli definiti e 5.471 (+23,2%) i fascicoli pendenti.