Truffa aggravata, furto, falso ideologico e calunnia. Sono questi i reati contestati al maresciallo Vincenzo Alesi, già vice comandante della stazione carabinieri di Traversetolo, rinviato a giudizio dal gup Maria Cristina Sarli. Una vicenda che nel settembre del 2014 ha suscitato sconcerto nella cittadina pedemontana, con l’arresto del maresciallo Alesi, finito ai domiciliari.
Secondo l’accusa, il sottufficiale avrebbe attestato lo svolgimento di servizi che non sarebbero mai stati effettuati. Il concorso nella truffa sarebbe stato commesso ai danni di un istituto previdenziale, che ha erogato l’indennità di disoccupazione a un conoscente del maresciallo, mentre il furto sarebbe stato commesso ai danni di un uomo fermato per un controllo, che nel portafoglio aveva una consistente somma di denaro.
Nei guai anche altri cinque carabinieri, accusati di falso ideologico per aver sottoscritto i verbali dei presunti servizi fittizi indicati dal maresciallo Alesi. Anche loro rinviati a giudizio.
Ha scelto infine il rito abbreviato la compagna del maresciallo, accusata di porto abusivo di armi. La donna, infatti, avrebbe portato fuori l’arma del compagno e per questo ha rimediato un anno e sei mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione della pena.