Fornari (M5S): Inceneritore di Parma, scelte politiche di business

Fornari (M5S): Inceneritore di Parma, scelte politiche di business

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Stefano Fornari M5SLa questione rifiuti a Parma è sempre sotto i riflettori. Il 22 gennaio in Regione tornerà a riunirsi la conferenza dei servizi per dare una risposta a Iren che ha richiesto l’aumento della capacità dell’inceneritore di Uguzzolo dalle attuali 130 mila a 195mila tonnellate annue. E non finiscono le polemiche politiche, con scambi di accuse e pesanti critiche agli amministratori del passato. Per il Movimento 5 Stelle la questione rifiuti si è però rivelata una vera e propria buccia di banana dopo le promesse della campagna elettorale 2012.

Sulla questione torna adesso il pentastellato Stefano Fornari per denunciare scelte politiche di business che starebbero dietro il progetto e la gestione dell’inceneritore. Ecco il suo intervento:

La storia del camino di Ugozzolo nasce dal Piano Provinciale Rifiuti (2005) che ipotizzava la necessità di un impianto di incenerimento di 65.000 ton. (la metà del costruito), senza valutare altre proposte di gestione, meno impattanti e rispettose dell’ambiente.

Poi un susseguirsi di atti, intese e accordi tra le parti, per far sì che l’impianto venisse alla luce nonostante le molteplici criticità e fosse anche molto più capiente per le reali necessità del territorio.
Di fatto, i decisori politici e amministratori erano tutti d’accordo con l’allora Amps, per far crescere alle porte di Parma questo nuovo inceneritore, con le solite rassicurazioni su efficienza e sicurezza, sulle mirabolanti doti tecniche, le best practices che, con la lingua inglese colorano di meraviglia un impianto industriale considerato, per legge, fabbrica insalubre di prima classe.

E dire che Parma non mancava di esperienza.

Dagli anni ’70 bruciava già i rifiuti al Cornocchio, un quartiere a ridosso della città, in un impianto senza filtri che eruttava ogni porcheria in aria ed in acqua.

Ma si sa il business non guarda in faccia a nessuno.

Amnu-Amps, trasformatasi in Spa per fare cassa, diventata prima Enia e poi Iren, come nella migliore tradizione italiana, spalanca le sue porte a dirigenti di partito, offrendo poltrone e importanti fonte di guadagno per i comuni soci, che dal bruciare traggono introiti per i loro magri bilanci, inquinando la nostra meravigliosa Food Valley.

La conquista di Parma da parte del M5S ha portato scompiglio nei piani lucrosi di questi gruppi di potere.

Siamo sempre stati contrari agli inceneritori, prediligendo una raccolta differenziata spinta porta a porta, la tariffazione puntuale ed il recupero di ulteriore materia con il trattamento meccanico biologico del residuo, la cosiddetta fabbrica dei materiali.

E’ l’ottica dell’economia circolare, nella quale il concetto di rifiuti viene semplicemente abolito, perché lo scarto di un sistema, deve diventare una risorsa per l’altro.

Se rimangono rifiuti, significa che a monte vi è errore di programmazione, che si sono messi in commercio materiali sbagliati, che bisogna agire prevenendo la formazione di rifiuto, concetto solo umano, perché in natura non è mai esistito.

Ma la conquista della cabina di regia non ci ha permesso i risultati sperati.

L’inceneritore di Parma aveva già ottenuto dalla Provincia (Pd), in accordo con il Comune di Parma (Civiltà Parmigiana), tutte le autorizzazioni necessarie ed anche spulciando le carte e trovando molte situazioni grigie, lo stop al cantiere è stato impedito dai tribunali.

Un atto su tutti, l’affidamento diretto a Iren, per la costruzione di un impianto del valore di oltre 200 milioni di €; forse era il caso di fare un bando…

Alla fine hanno vinto gli interessi delle lobbies contro gli interessi dei cittadini.

Oggi, come avevamo previsto e come avevano più volte sostenuto gli attivisti di Gestione Corretta Rifiuti (dal 2006 contro il progetto) il teatrino del “forno necessario” è crollato.

La raccolta differenziata di Parma arrivata al 70% grazie al porta a porta ed alla tariffazione puntuale, ha portato alla fame l’impianto ed Iren chiede di importare rifiuti da tutta Italia e di portarne la capacità a 195.000 ton. annue, con un incremento del 50%!

I decisori politici di allora spergiurarono che il limite provinciale sarebbe stato invalicabile!

Purtroppo, abbiamo la conferma che non fu un errore di valutazione e di come i cittadini siano stati presi in giro, per sottili giochi di business ed interessi che nulla hanno a che fare con il buon governo che invece Parma sta perseguendo oggi.
Oggi vedremo se la volontà politica ribadita dal Consiglio Comunale avrà valore di fronte agli affari, in quanto per noi amministrare significa trasparenza e bene comune, non interessi di bottega, non partiti da ossequiare.

E mentre Reggio Emilia chiede di bruciare i suoi rifiuti a Parma, con una tariffa irrisoria rispetto a quella che noi abbiamo pagato ai reggiani negli anni passati, la verità emerge greve, con tutte le responsabilità degli amministratori di allora, che hanno permesso questo scempio delle tasche e del territorio di Parma.

Stefano Fornari

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