Rifiuti illegali provenienti da tutta Italia potrebbero essere finiti in una cava di ghiaia di Noceto. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Parma, su mandato del pm Stefano Orsi della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, hanno sequestrato l’area che si trova a circa un chilometro in linea d’aria dal centro abitato di Noceto, a fianco dell’A15 Parma – La Spezia, ed effettuato una quindicina di perquisizioni per l’acquisizione di documenti importanti per il proseguo delle indagini. Nel mirino anche un’impresa di Parma che opera nel campo della raccolta e smaltimento di rifiuti e che in passato avrebbe avuto qualche problema con la Provincia. Il sospetto è che questa impresa avrebbe trattato in maniera illecita, per conto di altre aziende nazionali, enormi quantità di rifiuti pericolosi, quali ceneri e fanghi. Si parla di 300 metri cubi. Gli uomini della Forestale hanno effettuato perquisizioni anche presso enti pubblici e nelle abitazioni di funzionari degli stessi enti.
Il sospetto è che parte di questi rifiuti pericolosi possano essere finiti nella cava di Noceto che occupa una superficie di circa 6 ettari. Probabilmente a breve saranno disposti carotaggi o altro tipo di analisi per accertare con cosa sia stata riempita la cava dopo il prelievo di ghiaia. A denunciare strani movimenti al Corpo Forestale che ha subito avviato le indagini, sarebbero stati privati cittadini preoccupati di quanto quanto stava accadendo nella zona.
Altra ipotesi su cui si indaga è l’utilizzo di un’area di cava, che si trova a breve distanza dall’impianto industriale della ditta in questione, da parte di una ditta ricollegabile al medesimo gruppo. In particolare, sembrerebbe che il vuoto di cava ottenuto dall’estrazione di ghiaia sarebbe stato riempito con materiale non idoneo allo scopo, materiale direttamente proveniente dall’attività di gestione e trattamento rifiuti della ditta oggetto di indagine e sul quale dovranno essere eseguite ulteriori analisi circa la pericolosità e l’eventuale contaminazione delle circostanti matrici ambientali. In passato, la ditta citata è stata più volte diffidata dal Servizio Ambiente della Provincia di Parma per condotte non conformi alle autorizzazioni.
L’area sequestrata, su delega della Procura di Bologna, si trova in una zona di particolare vulnerabilità per gli acquiferi in prossimità di campi agricoli ed è ubicata a ridosso del Parco Regionale fluviale del Taro. Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato una quindicina di obiettivi ed impegnato più di quaranta agenti del Corpo Forestale dello Stato, è stata rinvenuta numerosa documentazione ritenuta interessante ed ora al vaglio degli inquirenti e della Procura. Sono in corso approfondimenti per verificare la correttezza di alcune procedure amministrative connesse all’attività di smaltimento.